Genere: Dark-ambient, Singer-songwriter
Simili: Marianne Faithfull, Leonard Cohen, Tindersticks, Lambchop, Scott Walker
Voto Microby: 7.6
Preferite: Carnage, White Elephant, Balcony Man
Sembra abbia fine il lutto per la tragica scomparsa del figlio quindicenne nel 2015, dramma elaborato anche grazie alla plumbea ma bellissima coppia di album a lui dedicata. Ma non ha requie la personale tribolazione dell’artista australiano, che con quest’ultima fatica sembra voglia accollarsi la disperazione del mondo riguardo alla “carneficina” del titolo, veicolata dal COVID19. Come per Skeleton Tree (2016) e Ghosteen (2019), anche per Carnage si può parlare di un lungo sermone indirizzato a sé stesso prima ancora che all’ascoltatore: quella che era una sorta di musica ambient spettrale su cui declamare i testi è diventata ora meno angosciante sebbene resti profondamente triste, meno implosiva ma con possibili aperture di speranza, sebbene solo nell’aldilà (“there’s a kingdom in the sky, we’re all coming home”, recita in White Elephant). Dopo 25 anni di intensa collaborazione, con i Bad Seeds ma soprattutto in coppia nella composizione ed esecuzione di eccellenti colonne sonore, per la prima volta l’album è cointestato all’ormai imprescindibile amico-musicista Warren Ellis, che mutate mutandis svolge in Carnage un lavoro simile a quello pubblicato in coppia con Marianne Faithfull (per lei disporre un tappeto sonoro adeguato alla recitazione delle poesie romantiche inglesi contenute nel recente She Walks In Beauty; per Cave comporre ed eseguire soundscapes desolati ma anche solenni a supporto delle sue lunghe orazioni). Tra gospel bianchi, blues ieratici, litanie apocalittiche, melodie minimali il risultato finale è, manco a dirlo, di valore, sebbene lievemente inferiore ai tre lavori che l’hanno preceduto, a partire da Push The Sky Away (2013) che per la prima volta negli ultimi tre lustri abbandonava la furia dei Birthday Party ed il rock d’assalto dei Grinderman per riaffidarsi ai Bad Seeds più espressivi per sottrazione. Chi si approccia al Cave dell’ultimo decennio sa di rinunciare a ritmo e gioia, ma può trovare empatia nello spleen che da sempre appartiene al Re Inchiostro ma, in quest’ultimo lavoro, anche deboli sprazzi di luce che suggeriscono una pacificazione finale. Ma in ultima analisi Carnage rappresenta, citando Soriano, un riuscito quadro “triste, solitario y final”.
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