Genere: Soul/R&B
Simili: Michael Kiwanuka, Curtis Mayfield,
Bill Withers, Marvin Gaye, Leon Bridges
Voto Microby: 7.8
Preferite: Hopeful, I Won’t Let You Down,
Can’t Hide It, Forever More
In occasione della recensione del precedente Face Your Fear (2017) sul nostro blog
scrivevamo: “Curtis Harding ha meno coraggio ma più tiro radiofonico di Michael
Kiwanuka”. Le coordinate musicali e le considerazioni critiche non mutano in
questo terzo sforzo del soulman del Michigan, anch’esso pienamente riuscito: se
da una parte le radici risultano vigorosamente piantate nell’humus del
soul/R&B Stax-Motown anni ’70 (e gli eroi rispondono ai nomi di Curtis
Mayfield, Marvin Gaye, Bill Withers, Wilson Pickett), rami e foglie toccano
Michael Kiwanuka (ma non ancora il genio dell’artista londinese di origine
ugandese) passando per Stevie Wonder, Gil Scott-Heron e Prince. Così archi
soul, fiati errenbi e cori gospel si amalgamano con naturalezza a chitarre
psichedeliche e ritmiche urbane (il nostro è chitarrista e batterista) così
come a liriche hip hop. Ciliegina sulla torta una splendida voce, versatile e
ugualmente calda sia nel baritono che nel falsetto. Harding cita Nina Simone,
secondo la quale un artista deve riflettere il proprio tempo: in tal senso il
compito è stato svolto egregiamente, dal momento che il suo retro-soul è decisamente
proiettato nel presente.