mercoledì 8 dicembre 2021

Recensione: The Killers - Pressure Machine (2021)

 THE KILLERS - Pressure Machine (2021)


Genere: Acustica

Influenze: Bruce Springsteen, Johnny Cash


Ho sempre considerato i Killers con diffidenza: esponenti di un indie-rock barocco e tronfio, con quelle sferzate synth-pop e le schitarrate da stadio non hanno mai convinto fino in fondo, barcamenandosi tra atmosfere esplosive post-punk ed una sfarzosa new-wave. Va invece dato atto a Brandon Flowers di essersi liberata dal proprio cliché pubblico ed avere condotto i suoi Killers ad una progressiva evoluzione qualitativa nel corso degli anni, spostando sempre più il loro sound verso una musica che sa di deserto e di frontiera, per raccontare non l’America della loro originaria Las Vegas, città dell’effimero e dell’inganno, ma quella più rurale ed ancestrale dall’umanità Faulkneriana. Questo disco in particolare sempre essere quanto Nebraska è stato per Springsteen (anche la copertina lo ricorda): un disco di anima e cuore, polveroso e rurale (ma non palloso, come si potrebbe pensare). In effetti, per fare un paragone, questo disco dovrebbe chiamarsi “Utah” essendo una sorta di concept in bianco e nero sullo stato in cui Brandon Flower ha passato la sua giovinezza. Quando la pandemia di Covid-19 ha interrotto la promozione e il tour mondiale per l’album del 2020 Imploding The Mirage, “tutto si è fermato”, dice Brandon Flowers. “Ed è stata la prima volta dopo tanto tempo che mi sono trovato di fronte al silenzio.  E da quel silenzio questo disco ha cominciato a fiorire”. 

In quest’anno di quarantene sicuramente il disco uscitone meglio.

Da ascoltare: Cody, Sleepwalker, In Another Life.

Voto: 1/2




1 commento:

microby ha detto...

Anch'io non sono mai stato un fan dei Killers, troppo bombastici e legati all'epica synth-pop anni '80 per accendermi un profondo interesse. Anche se, nel genere, sono sempre stati tra i migliori. E' quindi con curiosità che ho ascoltato Pressure Machine, stimolato da recensioni che lo descrivevano come acustico ed intimo, oltre che ispirato: tutto sorprendentemente vero. Come scrivi, Luca, i fantasmi di Johnny Cash e soprattutto del Boss sono onnipresenti, ma ben collegati a richiami dei più asciutti U2, Simple Minds, Echo & The Bunnymen. Bel disco (voto 7.8). Mie preferite: Cody, West Hills, Quiet Town

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