Genere: Roots-rock, Soul, Blues, Folk
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Voto Microby: 8.3
Preferite: Honeysuckle Blue, It’s A Man’s Man’s Man’s World, Cross Bones Style
Jason Isbell aveva promesso che, in caso di vittoria in Georgia dei democratici di Joe Biden (decisiva per le sorti delle ultime presidenziali statunitensi), avrebbe celebrato l’evento con un tribute-album ad autori della Georgia, i cui proventi andranno in beneficienza. Isbell è originario dell’Alabama ma ha adottato come patria musicale la Georgia fin dai tempi della sua militanza nei Drive-By Truckers (dei quali tuttavia non interpreta alcuna canzone). Il risultato musicale è probabilmente superiore a quello politico, a giudicare dai primi passi dell’amministrazione-Biden (anche se “Sleepy Joe” non è certo stato fortunato nell’eredità socio-politica sia americana che internazionale), perché Georgia Blue ha l’unico limite della disomogeneità tipica dei tribute-album (enfatizzata dalla presenza di numerosi ospiti con ruolo da protagonisti, e dall’interpretazione di brani che vanno dagli anni ’60 ai ’90). Per contro, sia nei brani iconici (It’s A Man’s Man’s Man’s World, I’ve Been Loving You Too Long, In Memory of Elizabeth Reed, Nightswimming) che in quelli meno popolari Jason Isbell e la sua band non sbagliano un colpo, né di misura, né di pathos, né di originalità con rispetto della fonte, né tantomeno di tecnica strumentale, che sia al servizio di uno spartito acustico o elettrico (perfino nei classici 12 minuti della cavalcata elettrica della leggendaria canzone degli Allman Brothers). Canzoni di R.E.M., James Brown, Gladys Knight, ABB, Vic Chesnutt, Black Crowes, Drivin’n’Cryin’, Cat Power, Otis Redding, Indigo Girls interpretate con partecipazione e tecnica sopraffina (e con la regia gasperiniana di Isbell) dai 400 Unit all’unisono con il banjo di Béla Fleck, le sei corde elettriche di Sadler Vaden, la voce spettacolare della finora sconosciuta Brittney Spencer, lo straziante violino di Amanda Shires, la ritmica di Steve Gorman (primo batterista dei corvi neri), le tastiere di Peter Levin (Blind Boys of Alabama), l’anima folk-rock di John Paul White (The Civil Wars) e quella folk-blues di Adia Victoria, il contributo vocale delle indie-stars Brandi Carlile e Julien Baker: Georgia Blue non interesserà i millennials e potrà non accontentare tutti gli ascoltatori cresciuti a pane e musica rock (e dintorni) degli anni di riferimento, ma solo per via della frammentazione dei generi, pegno pagato dai tribute-album. Ma, in sé e per sé, rappresenta una raccolta di gioielli che costituisce non solo il mio album preferito di Jason Isbell, ma anche uno dei migliori dischi pubblicati nel 2021.
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