domenica 19 dicembre 2021

ROBERT PLANT & ALISON KRAUSS (2021) Raise The Roof

 


Genere: Americana, Country-rock, Folk-rock

Simili: Mark Knopfler, Notting Hillbillies, Robbie Robertson, Joe Henry

Voto Microby: 7.4

Preferite: High and Lonesome, Quattro (World Drifts In), Searching For My Love

Che l’amore di Robert Plant per le radici musicali americane non si limitasse all’hard rock-blues di cui è stato alfiere con i Led Zeppelin, è stato abbondantemente palesato dal corpus solistico successivo allo scioglimento della monumentale band inglese: le sue scorribande, sempre di pregevole fattura, nel mondo del rockabilly, del folk-rock, del soul, del blues, della world music, e infine del country nelle sue varie declinazioni lo avevano portato ad ampi riconoscimenti di critica e pubblico, fino a quel Raising Sand che nel 2007 gli aveva garantito un Grammy in coppia con la star bluegrass Alison Krauss. Sono trascorsi stranamente ben 14 anni prima che la coppia, come allora prodotta dalle sapienti meningi di T-Bone Burnett, desse un seguito a quel riuscito album di covers. La produzione di Raise The Roof è perfino più certosina e brillante, spingendosi più dalle parti di una pacata vena Real World/Peter Gabriel nei brani con protagonista Robert Plant, e di una professionale (anche troppo) musica country/americana quando le redini le tiene Alison Krauss. Lontani mille miglia sia l’ardore zeppeliniano (ma anche ogni sfumatura rock) sia il country nashvilliano e il bluegrass. Il parterre di musicisti è costituito solo da primi della classe (basta citare i chitarristi: Bill Frisell, Marc Ribot, David Hidalgo, Buddy Miller, David Pahl) e le reinterpretazioni pescano dall’archivio di Everly Brothers, Allen Toussaint, Merle Haggard, Calexico, Bobby Moore fino a un ideale ponte col folk anglo-scozzese riproponendo Bert Jansch e Anne Briggs. Il tutto risulta a mio parere uno splendido prodotto di impronta curatoriale (sebbene non calligrafica), tuttavia un po’ troppo levigato per riuscire davvero a scaldare il cuore: si fa ammirare, ma non riesce mai veramente a conquistare l’anima. Buono senza eccellere.

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