Genere: Post-rock, Alternative rock
Simili: Slint, Van Der Graaf Generator, Can,
King Crimson, Arcade Fire
Voto Microby: 8
Preferite: Chaos Space Marine, Concorde, Bread
Song
Acclamati worldwide come la più stimolante nuova proposta musicale partorita dall’intellighenzia rock lo scorso anno, il giovanissimo ensemble di South London ha idee da vendere e pubblica il secondo album esattamente un anno dopo il debutto. Soprattutto lo fa senza calo di ispirazione né ansia da prestazione, pur lasciando sul campo di battaglia il pezzo da novanta: solo quattro giorni prima di pubblicare l’album infatti il frontman, cantante, chitarrista e principale compositore Isaac Wood ha annunciato l’abbandono della band, non per dissidi umani o differenti strategie musicali interne ma perché, si spera solo per una transitoria pausa di riposo, impreparato al successo ed allo stress conseguente. I più brillanti esponenti (insieme agli Squid, a giudizio di chi scrive) del nuovo post-rock d’oltremanica restano quindi in sei (chitarra, basso, batteria, tastiere, sassofono, violino) e, pur avendo la band dichiarato che non si scioglierà, è difficile pensare a chi sostituirà il fragile ed insieme potente spoken word di Wood, così come i suoi testi da teatro surreale. Intanto godiamoci Ants From Up There, granitico nella sua apparente destrutturazione: un album dal seme post-rock alla Slint ma con influenze jazz dalle partiture per nulla improvvisate ed anzi cesellate nota per nota, ricco di contaminazioni art/math rock e caratterizzato da brani dilatati che, pur richiamando il Canterbury sound e maestri dell’avant-prog quali King Crimson e Van Der Graaf Generator, si allacciano agli Arcade Fire di Funeral, all’alt-rock dei Tuxedomoon, agli spigoli dei Pere Ubu, al nu-jazz dei Sons of Kemet, riuscendo talvolta ad evocare anche il minimalismo orchestrale di Steve Reich. Meno spiccate rispetto all’esordio risultano le influenze klezmer e gli accenni all’operetta, così come è invece percettibile il tentativo di dare una forma-canzone alla scrittura. Troppo complicati? Certo non semplici e non per tutte le orecchie (fondamentale una buona cultura della musica moderna bianca, non necessariamente d’élite): non è musica da ascoltare in sottofondo né da relax/fun, ma la proposta della band del Cambridshire è pressochè unica nella pletora di musica per le masse, quindi merita di essere segnalata.
Nessun commento:
Posta un commento