martedì 22 febbraio 2022

Idles - Crawler (2021)

 Idles - Crawler    E' con non poco timore che qualche mese fa ho aperto la confezione del quarto lavoro della band di Bristol. Quando una band riesce a produrre tre album uno più bello dell'altro e che ti convincono che il rock non è morto, ma che invece sta scrivendo una nuova pagina di storia, beh, la paura della delusione è sempre forte. 

E invece dico subito che per me Crawler è uno dei più bei dischi degli ultimi 40 anni. Ritorniamo ai livelli di London Calling e OK Computer. Un lavoro che riprende l'antica tradizione del concept album, tutto incentrato su un incidente di moto di cui fu protagonista il cantante Joe Talbot in un periodo di tossicodipendenza pesante. Il racconto, molto intimo e personale, abbraccia situazioni della sua storia familiare, come l'alcolismo della madre, secondo una linea narrativa propria di capolavori come Tommy.

Si parte con un tributo esplicito ai Massive Attack di Mezzanine, in MT 420 RR, pezzo che mette subito in evidenza la virata verso un approccio molto più elettronico e industrial, proseguendo idealmente l'umanesimo musicale del precedente Ultra Mono. La nuova via è tracciata: ritmi più variati, atmosfere dark industrial di vago sapore kraut rock (The Wheel), aperture spaziali alla Radiohead (Car Crash), momenti electro-folk alla Arcade Fire (Stockolm Syndrome), virate di elettronica pesante che rievocano i Prodigy e passaggi più leggeri e retrò alla Pulp (The Beachland Ballroom). Il tutto proposto con lo stile Idles, consolidato e inconfondibile, magnificamente rappresentato dall'inno finale, The End.

Un album di quelli che al primo ascolto ti chiedi incuriosito e sorpreso cosa stai sentendo, al secondo ti dici "Apperò!", dal terzo in poi lo ascolti in continuazione scoprendo sfumature nuove ogni volta.

La paura è passata. I biglietti per le date di Milano e Roma del tour sono nel wallet. Non vedo l'ora che esca il prossimo album.

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