lunedì 14 marzo 2022

EDDIE VEDDER (2022) Earthling


Genere
: Rock, Grunge

Simili: Pearl Jam, Chris Cornell, Foo Fighters, The Who

Voto Microby: 8.5

Preferite: Invincible, The Haves, Long Way, Brother The Cloud

Le tastiere sintetiche e la batteria metronomica dell’incipit Invincible faranno storcere il naso ai fans dei Pearl Jam classici, orfani di un capolavoro della propria band del cuore da almeno una dozzina di anni (Pearl Jam del 2006 e Backspacer del 2009 gli ultimi grandi album del combo di Seattle). Ma è una cifra stilistica non del tutto spiazzante, vista l’evoluzione musicale (accennata ma qualitativamente contratta) del precedente Gigaton (2020), e le orecchie degli ascoltatori ormai aduse al ritorno in auge delle sonorità anni ‘80. In realtà per la prima volta il carismatico vocalist californiano riesce a trovare un punto di incontro tra la potenza grunge di derivazione punk/hard garage dei PJ e la propria anima melodica, acustica e romantica, di stampo cantautorale rock più classico. E’ con piacere quindi che salutiamo l’album più vario  del nostro/dei nostri, lontano dalla compattezza granitica dei Pearl Jam ma anche dal songwriting acustico dell’attività in proprio, fatta di belle canzoni perfette per il cinema ma tediose nella dimensione di un album. Vedder non rinuncia agli assalti elettrici frontali tipici dei PJ, ma li circonda di composizioni (ed esecuzioni) di stampo classic rock, perfino giocando a fare (assai bene) l’ultimo Tom Petty (Long Way, con Benmont Tench all’Hammond), l’Elton John dalle parti di Crocodile Rock (Picture, con il baronetto a voce e saltellante piano barrelhouse), il Boss in zona Darkness On The Edge of Town (The Dark), i Beatles maccartiani (Mrs. Mills, ospite alla batteria Ringo Starr), Peter Gabriel pre-Real World (Invincible), Stevie Wonder (evocativa la sua armonica in Try). I puristi dei Pearl Jam lamenteranno l’approccio troppo mainstream, e gli amanti del Vedder intimo e cinematografico l’eccessiva carica elettrica: i due poli a mio avviso si integrano invece alla perfezione, col supporto di una tavolozza colorata per una scrittura eccellente (non una canzone debole nel lotto), e nella confezione di un album brillante, energico, fantasioso e sincero. A mio avviso il migliore del Vedder solista ma anche dei Pearl Jam del nuovo millennio.

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