Genere: Rock, Grunge
Simili: Pearl Jam, Chris Cornell, Foo
Fighters, The Who
Voto Microby: 8.5
Preferite: Invincible, The Haves, Long Way,
Brother The Cloud
Le tastiere sintetiche e la batteria metronomica dell’incipit
Invincible faranno storcere il naso
ai fans dei Pearl Jam classici, orfani di un capolavoro della propria band
del cuore da almeno una dozzina di anni (Pearl
Jam del 2006 e Backspacer del
2009 gli ultimi grandi album del combo di Seattle). Ma è una cifra stilistica non
del tutto spiazzante, vista l’evoluzione musicale (accennata ma
qualitativamente contratta) del precedente Gigaton
(2020), e le orecchie degli ascoltatori ormai aduse al ritorno in auge delle
sonorità anni ‘80. In realtà per la prima volta il carismatico vocalist
californiano riesce a trovare un punto di incontro tra la potenza grunge
di
derivazione punk/hard garage dei PJ e la propria anima melodica,
acustica e romantica, di stampo cantautorale rock più classico. E’ con piacere
quindi che salutiamo l’album più vario
del nostro/dei nostri, lontano dalla compattezza granitica dei Pearl Jam
ma anche dal songwriting acustico dell’attività in proprio, fatta di belle
canzoni perfette per il cinema ma tediose nella dimensione di un album. Vedder
non rinuncia agli assalti elettrici frontali tipici dei PJ, ma li circonda di
composizioni (ed esecuzioni) di stampo classic rock, perfino giocando a
fare (assai bene) l’ultimo Tom Petty (Long
Way, con Benmont Tench all’Hammond), l’Elton John dalle parti di Crocodile Rock (Picture, con il baronetto a voce e saltellante piano barrelhouse),
il Boss in zona Darkness On The Edge of
Town (The Dark), i Beatles
maccartiani (Mrs. Mills, ospite alla
batteria Ringo Starr), Peter Gabriel pre-Real World (Invincible), Stevie Wonder (evocativa la sua armonica in Try). I puristi dei Pearl Jam
lamenteranno l’approccio troppo mainstream,
e gli amanti del Vedder intimo e cinematografico l’eccessiva carica elettrica:
i due poli a mio avviso si integrano invece alla perfezione, col supporto di
una tavolozza colorata per una scrittura eccellente (non una canzone debole nel
lotto), e nella confezione di un album brillante, energico, fantasioso e
sincero. A mio avviso il migliore del Vedder solista ma anche dei Pearl Jam del
nuovo millennio.
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