mercoledì 23 marzo 2022

AMOS LEE (2022) Dreamland


Genere
: Soul-pop, White soul, Singer-songwriter  

Simili: Ryan Adams, John Mayer, Raul Midon, James Blunt

Voto Microby: 6.8

Preferite: Dreamland, Hold You, How You Run?

Ne è passato di tempo da quando Lee Alexander, il bassista di Norah Jones che lo aveva apprezzato come opening act del tour della star americana, produsse l’esordio di Ryan Anthony Massaro aka Amos Lee, sollevandolo così definitivamente dall’impiego come maestro elementare dopo una laurea in inglese presso la South Carolina University. Il cantautore nato a Philadelphia nel 1977 non è mai diventato una star del mercato discografico, ma ha riscosso una iniziale discreta popolarità grazie a passaggi delle sue canzoni intime e romantiche in serie televisive come Doctor House e Grey’s Anatomy, e ha sempre goduto della stima della critica e dell’apprezzamento di uno zoccolo duro di fans (il nostro blog aveva nel 2008 tributato il titolo di miglior disco dell’anno al suo Last Days At The Lodge). Dal 2004 titolare di una decina di album (Mission Bell nel 2011 e soprattutto Spirit nel 2018 i miei preferiti), pubblica ora Dreamland dopo un silenzio di quattro anni. La qualità di scrittura di melodie e testi di categoria superiore è rimasta intatta rispetto all’eccellente carniere finora esibito dall’artista americano. Sorprende pertanto che il suo cantautorato che dal laid-back country-folk-soul l’ha progressivamente portato ad un soul/R&B d’autore (Bob Dylan meet Al Green/Bill Withers) venga ora contaminato da arrangiamenti vicini al pop-soul mainstream, con l’utilizzo di strumenti dozzinali (synth, vocoder, drum machine) che si spera diano il meritato (finora) successo commerciale al nostro, ma che sollevano più di una perplessità nei fans di sempre. Accantonate le influenze folk e gospel, ed abbandonati gli accenti jazzy e bluesy, Amos Lee pare ora più sulle tracce dell’ultimo John Mayer o del Ryan Adams più pop. Mi auguro che Dreamland rappresenti un episodio isolato: al momento è quello più prescindibile della ricca discografia del nostro.

1 commento:

lucaf ha detto...

Assolutamente d'accordo. Un disco prevalentemente pop: il che non è necessariamente da stigmatizzare, per amor del cielo. E' proprio la qualità che manca, ma qualche sbandata la si perdona sempre. Ad maiora!

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