Ho sempre detto che al mio funerale vorrei che fosse suonata Camouflage. Questo immagino spieghi come il sottoscritto tenga in considerazione il suo autore, Stan Ridgway. Già fondatore e colonna portante degli Wall of Voodoo, band di Los Angeles (ricordate "Mexican Radio"?), sopravvissuta solo 5 anni dall'abbandono di Ridgway (ha lasciato la band nel 1983), nei successivi quasi trent'anni di carriera solista, ha toccato vari generi tra cui rock classico, new wave, elettronica ed anche un pò di country con atmosfere tipicamente western. Il nuovo album del 2010 inizia con la riedizione di "Big Green Tree" (già sull'album "Black Diamond" del 1995) ora resa in chiave folk-rock è più splendida che mai. Anche la stupenda "Halfway There", autobiografica sullo scorrere degli anni (ne ha 56 compiuti) è una ballata tex-mex toccante e countryeggiante (l'attacco ricorda un pò Willin' dei Little Feat), così come anche il brano di Bob Dylan "Lenny Bruce". Poi i soliti brani un pò morriconiani (come Campuflage, appunto): "This town called fate" e la strumentale "Neon Mirage" ed il blues stupendo di "Scavenger Hunt".
Niente di particolarmente innovativo, per carità, ma sicuramente un disco musicalmente maturo e completo, nostalgico al punto giusto, da annoverare tra i migliori lavori dell'anno. E poi con quella voce lì, che sembra il figlio di Willie Nelson, che meraviglie.
1 commento:
Che voce, ragazzi!
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