Disco numero 17, sette anni dopo l'ultimo in studio ("Real Gone"). In realtà non è la sola volta in cui Tom lascia passare un bel pò di tempo tra un disco e l'altro: era già successo tra "Franks Wild Years" (1987) e "Bone Machine" (1982) e pure tra "The Black Rider" (1993) e "Mule Variations" (1999): considerando l'altissimo livello dell'ispirazione alla fine di questi lunghi periodi non c'è comunque motivo di lagnarsi. La spinta di Kathleen Brennan (moglie, musa ispiratrice e coautrice dei testi) emerge anche in questo lavoro, sicuramente tra i più compatti e solidi, anche se ricco di varietà ed a tratti irresistibile. La bellissima Chicago, blues rumorista in apertura del disco, sembra il più diretto punto di congiunzione con il precedente album, mentre Pay Me ricorda le atmosfere da cabaret teutonico tipiche di "Franks Wild Years"; le più belle sono però, a mio giudizio,la romantica Kiss Me, che sarebbe stata benissimo in Blue Valentine (in assoluto il mio disco favorito di Waits ed uno degli album preferiti in sempre) anche se è comunque modulata sempre con le atmosfere lo-fi del suo secondo periodo compositivo (dal 1983 - anno di Swordfishtrombones- in poi), la voce in falsetto jazz anni'50 di Talking at the same time con quel testo ("Someone makes money when there’s blood in the street") direi di assoluta attualità al tempo d'oggi....
Bellissime anche New Year's Eve con la melodica chitarra di David Hidalgo (Los Lobos) che sfuma nella canzone natalizia per eccellenza "Auld Lang Syne" così come nel 1976 "Tom Traubert's Blues" sfumava in "Waltzing Mathilda", l'urlato blues rumorista Raised Right Men e Satisfied accompagnata dalla chitarra di Keith Richards (così come in altri tre pezzi dell'album) in omaggio proprio agli Stones.
Lo so che sono di parte perchè io, Tom Waits, lo amo alla follia, ma anche questo disco ha lasciato il segno. Lui è il migliore, lui è il Jackson Pollock della musica (definizione datagli da Elton John). Questo disco non raggiunge la sublime bellezza di alcuni suoi passati capolavori, ma si tratta sempre di un disco magico, poetico e malinconico, come solo lui sa farne.
Voto: ★★★★ (viscerale)


