lunedì 20 febbraio 2012

MINIRECENSIONI: Howler, Leonard Cohen, Mark Lanegan, Shearwater, The Maccabees

HOWLER (2012) America Give Up (Giovanissimo quintetto di Minneapolis, all’esordio con un album pop realizzato con l’urgenza del punk: ne risulta un buon ibrido tra surf rock californiano e rock urbano east-coast, come degli Strokes meno cool/più sporchi e contaminati dalla freschezza dei Modern Lovers) 7.2/10

LEONARD COHEN (2012) Old Ideas (Al 4° album in studio negli scorsi 20 anni ed a 77 anni di età, uno dei più grandi cantautori di sempre propone di nuovo un bel disco, non inferiore ma neppure superiore ai 3 (sottovalutati) precedenti. Quel che manca al capolavoro è, come per il ritorno di Tom Waits lo scorso anno, che entrambi i lavori si compongono di canzoni belle e ben suonate, nello stile inimitabile dell’autore, ma senza guardare a “The Future”) 7.8/10

MARK LANEGAN BAND (2012) Blues Funeral (A 8 anni da Bubblegum sembra che la vena artistica del nostro si sia prosciugata, forse assorbita dai mille progetti collaterali. Di fatto non basta possedere una delle voci più belle del rock per salvare un lavoro che si barcamena tra pasticci hard rock, blues stanchi, ballate confuse, rabbia finta e batteria (drum-machine) altrettanto. Il suo peggior album di sempre, collaborazioni comprese) 6.3/10

THE MACCABEES (2012) Given To The Wild (Band inglese al 3° album di pop elettroacustico, tra il cantato in falsetto alla Chris Martin, la malinconia epica degli ultimi Coldplay ed il romanticismo dei Shearwater, ma meno brillante di entrambi, e con arrangiamenti a tratti ridondanti/stucchevoli) 6.9/10

SHEARWATER (2012) Animal Joy (8° album per la costola dei texani Okkervil River, ormai a guida unica da parte del tastierista/cantante Jonathan Meiburg, e primo lavoro per la Sub Pop e a conclusione della splendida Island Arc Trilogy, al cui solenne romanticismo viene nel nuovo corso preferito un melo-drammatico, ma non pomposo, rimando alla new wave ’80, con ritmica serrata, metronomica, ed un pianismo arrembante che ricorda gli Arcade Fire, senza avvicinarli… Li preferivo nei precedenti albums) 7/10

3 commenti:

Anonimo ha detto...

dopo il "festival" occorre ascoltare buona musica …
tipo:
"Hai ragione tu" di Celeste Gaia ………

(certo che alcuni membri hanno la fotina che fa "sempre" male …

Ciaooooooooooooo

lucaf ha detto...

Non so che dire, certe volte non capisco. Si vede che sto invecchiando.

lucaf ha detto...

Leonard Cohen mi ha, come al solito, colpito favorevolmente, pur non essendo un album memorabile. I testi sono senz'altro da ammirare, un po' meno la parte musicale e questo è normale per un poeta come lui. Per me il voto è ★★★.
Maccabees, come già sottolineato, mi ha deluso: inviterei coloro che li hanno paragonati ai primi Coldplay di andare a risentirsi bene Parachutes e di sparare meno balle. Voto:★.
Mark Lanegan: ero preoccupato di ascoltare il solito disco pesante come il ferro ma devo dire che alcuni brani non mi sono dispiaciuti, soprattutto dalla metà del disco in poi. Voto: ★★★.

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