Strano personaggio il cantautore ex-pupillo di Peter Gabriel: dotato di songwriting superiore alla media, possiede tuttavia una curiosità musicale poliedrica che si traduce talvolta i produzioni disomogenee se non del tutto fuori fuoco.
Nell’ultimo lavoro il prolifico americano propone ben 24 spoken songs (disponibili in download gratuito o in vendita come triplo vinile) in cui la sua ecletticità (è anche pittore e designer) ha libero sfogo, lasciando tuttavia spesso disorientati: drum machine e musica meditativa, new wave ’80 e prog ’90, battiti elettronici e ritmi disco, synth gommosi e lunghe cavalcate elettriche…
Così, tra richiami a Tears For Fears (Wasted Days), Daniel Lanois (I Am The Mississippi), Porcupine Tree (Surrender To The Storm), Kraftwerk (Sleepless), Nitin Sawhney (Visit Us), U2 versione-Passengers (Humanity Fade), il Brian Eno più nevrotico (Kandinsky), il Barry Adamson più ritmico (Mother of Exiles), il Robbie Robertson “native American” (So Far From Free), si resta stupiti per la bellezza dei brani ed il coraggio (spesso non premiato dal risultato) degli arrangiamenti.
La misura dell’approccio schizoide la dà Travel As Equals, che introduce l’album con ritmi da dance hall ’70-’80, e la sua Reprise che chiude il lavoro in intimità, neanche si trattasse dell’ultimo Leonard Cohen. Tanti, troppi rimandi, da fare girare la testa; eppure l’album conserva una sua strana unità, anche se il retrogusto finale sa un po’ di sintetico.
Con la metà dei brani ed una produzione anche solo più ortodossa (il nostro nasce cantautore elettroacustico!) avremmo tra le mani un gioiellino. Ma di stoffa ce n’è, in abbondanza.
Chi osa solitamente ha molto o nessun talento… Ascoltare prima di decidere.
Preferite: Wasted Days, I Miss The Zoo, Surrender To The Storm
Voto Microby: 7.5/10
1 commento:
Sicuramente l'energia non gli manca ma come tu stesso sottolineavi, il disco fa venire il mal di testa...
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