Dopo il pallosissimo tributo a Judy Garland ed il cupo ed a tratti stucchevole "Songs for Lulu" del 2010, il 39enne canadese, elaborato il lutto per la morte della madre Kate McGarrigle, ha deciso di dare una bella sterzata alla sua vita (si è sposato con il suo produttore teatrale ed ha avuto una figlia surrogata tramite la figlia di Leonard Cohen). Forse per compensare tali sconvolgimenti emotivi e ritornare musicalmente sui lidi del pop retrò anni '70 a lui più confacenti, ha pubblicato questo lavoro che, per le atmosfere così briose ricorda sicuramente i suoi dischi più ispirati, "Poses" e "Want One". Per non essere troppo manierista l'ha tuttavia condito con il soul-funky ("Barbara") e lo swing ("Out of the game") ed il folk ("Candles") tanto da farci ricordare le cose migliori di Billy Joel, Elton John e compagnia bella. Altri pezzi da ascoltare sono "Jericho" e "Montouk", il primo per i suoi riusciti arrangiamenti (grazie a Marc Ronson, produttore di Amy Winehouse) ed il secondo per il testo dedicato a Viva, sua figlia, in previsione di un futuro non sicuramente facile da affrontare.
Un album assai piacevole cui manca pochissimo per essere un capolavoro, e che, come sempre, appare efficace e coinvolgente e si contraddistingue per una forza emotiva non trascurabile. Rufus è tornato.
Voto ★★★★.
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1 commento:
Sono totalmente d'accordo con te: dopo 3-4 lavori noiosi ed utili solo all’ego ipertrofico del personaggio, Rufus è tornato al grande spessore pop dei primi 4 albums, riuscendo a contenere barocchismi e magniloquenza nel solco dell’arte e lontano dal kitsch, confezionando dei piccoli classici dagli arrangiamenti atemporali, e mai stucchevoli. Pur non avendo mai amato la voce del nostro (per molti bellissima perchè antica e moderna insieme, per me solo antica ed indolente...ma è gusto assolutamente personale), Out of The Game è certamente un ottimo disco pop evergreen. Mai cadute di tono, e top nel trittico iniziale. Mio voto: 8/10
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