sabato 10 novembre 2012

MUMFORD & SONS (2012) Babel

Alfieri nella vecchia Europa del ritorno in auge –qualitativo e commerciale—del folk-rock inglese dei seventies (vedi Fairport Convention e Magna Carta) sposato alle armonizzazioni vocali del country-rock californiano (vedi CSN&Y) ed al songwriting di qualità di entrambe le sponde dell’oceano (vedi Simon & Garfunkel e Cat Stevens), ruolo nel nuovo continente assunto con gran classe dai Fleet Foxes, i londinesi a differenza di questi ultimi rinunciano, si spera solo momentaneamente, ad un’ulteriore evoluzione stilistica, limitandosi a proporre in tal senso una copia dell’eccellente esordio: quindi belle armonie corali, plettri con funzione ritmica, epica a stento contenuta, e la voce appassionata di Marcus Mumford.
La mancanza di coraggio è la sola pecca insieme all’utilizzo del banjo in chiave ritmica, brillante ma alla fine sempre uguale a se stesso, ed alla tendenza all’arcadefireizzazione del suono –ma d’altra parte il produttore scelto è Markus Dravs, già artefice dei suoni di The Suburbs del gruppo canadese.
La tendenza ai suoni pieni che sfociano nel melodramma fa prediligere la fruizione di pochi brani per volta, piuttosto che d’insieme, ma in entrambi i casi l’album tende a crescere con gli ascolti.
Qualitativamente Mumford e sodali sono ancora fermi ai blocchi di partenza, ma non dimentichiamo che Sigh No More era stato disco dell’anno in molte playlists del 2009, la mia compresa, quindi occorre forse permettere loro di farci conoscere tutto il materiale partorito in quello stato di grazia.
Al momento abbiamo tra le mani una sorta di copia dell’esordio, ma beninteso si tratta di una gran bella copia. Al solito, il terzo album ci dirà se siamo di fronte a dei fuoriclasse o solo ad un’ottima band.

Preferite: I Will Wait, Babel, Lover of The Light

Voto Microby: 8.2/10

1 commento:

lucaf ha detto...

Effettivamente non mi sembra che abbiano innovato più di tanto, tuttavia credo che abbiano prodotto un disco magari meno fresco del precedente, ma sicuramente più consistente. L'ho trovato un buon disco, con qualche gemma assoluta ("I Will Wait", "Lover of the light", "For those below") ed altri episodi meno coinvolgenti. Nel complesso Voto ★★★★

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