martedì 20 novembre 2012

NEIL YOUNG & CRAZY HORSE (2012) Psychedelic Pill

Dopo il trascurabile Americana, puro divertissement da sala prove di pochi mesi orsono, il canadese transgenerazionale propone la fatica vera, peraltro in doppio CD, sempre in compagnia dei Crazy Horse. Ed è un ritorno alla grande, nella migliore tradizione della simbiosi di Young con Sampedro, Talbot e Molina: un suono sporco, torbido, elettrico, lo-fi, come non ascoltavamo (se non a sprazzi, ma col contagocce nell’ultimo decennio, vedi l’apprezzabile Chrome Dreams II) da una ventina di anni, ai tempi di Freedom/Ragged Glory/Weld.
“Si parte con un arpeggio alla chitarra acustica e poi una sventagliata di elettricità per 27 minuti” (cito Steven Noble), quelli di Driftin’ Back, paradigma di un album che rappresenta anche “a way of separating the men from the boys” (cito Stephen Thomas Erlewine su AMG): quale l’adolescente che oggi ascolterebbe in poltrona o cuffia le derapate lisergiche di un 67enne per i 27’ di Driftin’ Back o i 18’ di Ramada Inn o Walk Like A Giant? O quale radio/MTV/YT proporrebbe jams così lunghe? 88 minuti totali (il primo album in studio doppio da sempre per il canadese) per soli 9 brani, che non risultano mai compiaciuti rétro o piacevolmente passatisti, ma piuttosto senza tempo (ma con una dimora ben collocata, l’America).
Dai tempi di Hendrix pochi hanno saputo, come Young, far cantare una chitarra elettrica in modo drammatico ma non mélo, struggente ma non piagnucoloso, dolente ma non rassegnato, ferito ma non moribondo.  In Psychedelic Pill non troviamo la rabbia giovane e pugnace di Southern Man, Cortez The Killer o Like A Hurricane, ma piuttosto una consapevolezza matura, tesa ma mai arresa, ancora sognante (psichedelica) piuttosto che disperata.
Parliamo chiaro (alla generazione dei padri): nei ’70 Psychedelic Pill sarebbe stato un lavoro imperdibile, ora non lo è solo perché figlio dei capolavori di allora. Ora non possiamo più permetterci un’ora e mezza in poltrona per un disco: concediamocelo in auto, con il volume a palla!

Preferite: She’s Always Dancing, Ramada Inn, Walk Like A Giant

Voto Microby: 8.2/10

2 commenti:

lucaf ha detto...

Diciamo innanzitutto che si tratta effettivamente di un gran bel disco. Bisogna tuttavia ammettere che togliere qualche minuto qui e là (come dalla bellissima "Walk Like a Giant" che finisce in una inutile schitarrata metallica di 5 minuti e della pur bella "Ramada Inn" cui non guasterebbe tagliare un paio di minuti dei 15 di assolo di chitarra...) e tenere e la Psychedelic Pill del disco 2 e non quella tutta vibrata del disco 1, avrebbe magari consentito di avere un disco sicuramente più compiuto. Ma Driftin'Back no, quella, anche se dura più di 27 minuti, è bella così, ed effettivamente ricorda il periodo di Zuma o Freedom. Per me Voto ★★★★

microby ha detto...

Al primo ascolto avrei tagliato tutto molto di più. Al 3°-4° mi ricresceva che le canzoni "brevi" fossero così brevi... E Walk Like A Giant sarebbe la mia preferita senza competizione, se si potessero tagliare come dici gli inutili 5' finali. Che bello se pensiamo che anche noi possiamo invecchiare così bene, come il vino buono...

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