Il francese Yoanne Lemoine (aka Woodkid) ha sempre fatto il regista di video pubblicitari (Vogue, Lipton o per la campagna antiAIDS) e musicali (The Shoes, Lana Del Rey, Moby, Katy Perry) e probabilmente la sua ambiziosa ispirazione artistica non riusciva ad essere limitata nella visionaria genialità così magistralmente espressa in questi piccoli capolavori (non raramente pochi minuti di filmato fanno più arte di 2 ore di un film tradizionale). Ecco allora questo suo primo disco in cui i cicli tonici di Michael Nyman si fondono con il modernismo elettronico di Iron & Wine, le cavalcate pianistiche di Sufjan Stevens sfumano nelle esplosioni orchestrali di Hans Zimmer e Philip Glass. E poi la sua voce: non è difficile apprezzare il rimando ad un lirismo alla Antony Hegarty (Antony and the Johnsons) modulato con l'eleganza di Bryan Ferry o Boz Scaggs. Da segnalare sopra ogni cosa i brani "I Love you", sicuramente il più elegantemente vicino a un singolo da classifica, il church-pop di "Stabat Mater", le nymaniane "Iron", "Run Boy Run" e "Where I leave". Un disco brillante, sofisticato, che esprime un talento assoluto. Se non comicia a a rimirarsi troppo allo specchio (è francese, ricordiamolo) la sua genialità ci stregherà anche in futuro. Voto ★★★★
sabato 13 aprile 2013
Woodkid - The Golden Age (2013)
Il francese Yoanne Lemoine (aka Woodkid) ha sempre fatto il regista di video pubblicitari (Vogue, Lipton o per la campagna antiAIDS) e musicali (The Shoes, Lana Del Rey, Moby, Katy Perry) e probabilmente la sua ambiziosa ispirazione artistica non riusciva ad essere limitata nella visionaria genialità così magistralmente espressa in questi piccoli capolavori (non raramente pochi minuti di filmato fanno più arte di 2 ore di un film tradizionale). Ecco allora questo suo primo disco in cui i cicli tonici di Michael Nyman si fondono con il modernismo elettronico di Iron & Wine, le cavalcate pianistiche di Sufjan Stevens sfumano nelle esplosioni orchestrali di Hans Zimmer e Philip Glass. E poi la sua voce: non è difficile apprezzare il rimando ad un lirismo alla Antony Hegarty (Antony and the Johnsons) modulato con l'eleganza di Bryan Ferry o Boz Scaggs. Da segnalare sopra ogni cosa i brani "I Love you", sicuramente il più elegantemente vicino a un singolo da classifica, il church-pop di "Stabat Mater", le nymaniane "Iron", "Run Boy Run" e "Where I leave". Un disco brillante, sofisticato, che esprime un talento assoluto. Se non comicia a a rimirarsi troppo allo specchio (è francese, ricordiamolo) la sua genialità ci stregherà anche in futuro. Voto ★★★★
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI Nov-Dic 2024
BEN FOLDS (2024) Sleigher Genere : Singer-songwriter, Adult alternative Pop Simili : Billy Joel, Joe Jackson, Randy Newman, Rufus Wain...
-
grande immenso belushi
-
AMOS LEE (2024) Honeysuckle Switches: The Songs of Lucinda Williams Genere : Tribute-album, Singer-songwriter, Americana Simili : Jaso...
-
ANOTHER SKY (2024) Beach Day Genere : Indie rock Simili : Radiohead + Idles Voto Microby: 8.2 Preferite : A Feeling, I Never Had Co...
1 commento:
Caro Luca, recensione centratissima di un disco "cinematografico", il cui autore dai larghi interessi artistici, esordisce in musica con in testa, come hai scritto, le partiture orchestrali di Hans Zimmer ed il pianoforte di Tchaikowski, il lirismo di Michael Nyman e la naiveté di Sufjan Stevens: così procede con percussioni tambureggianti –inutilizzati i piatti--, pieni orchestrali prepotenti, pianoforte romantico, fiati melodrammatici e voce (testi in inglese) carica di spleen alla Antony Hegarty, sfiorando ma non sposando l’ipertrofia barocca. Non è rock, non è pop, non è folk, non è antico né moderno. Ma non importa, perché è comunque un bellissimo debutto. Speriamo non rovini tutto con una testata a Materazzi... Mio voto 9/10 e serio candidato al podio di fine anno!
Posta un commento