mercoledì 2 ottobre 2013

DONNE: Nadine Shah, Goldfrapp, Julia Holter, Chelsea Wolfe, Julianna Barwick

Un breve itinerario attraverso gli albums di alcune delle donne più coccolate dalla critica musicale estiva, nonostante artefici di musica non propriamente solare e vacanziera. Tra luci ed ombre.

  • NADINE SHAH (2013) Love Your Dum And Mad 
  • Esordio dicotomico per l’inglese di origini pakistano/norvegesi: ad una prima parte indecisa tra il seguire la ieraticità di Patti Smith, la teatralità di Marianne Faithfull, lo spleen di Carla Bozulich o la commercialità di Florence & The Machine, segue una seconda in cui la voce sempre profonda, declamatoria e con un vibrato da studi classici si accompagna esclusivamente al pianoforte, come ammirasse Agnes Obel o Ane Brun. In entrambi i casi, con buoni risultati e grandi ed ancora poco espresse potenzialità. 7.7/10

  • GOLDFRAPP (2013) Tales of Us 
  • Al sesto album il duo inglese Alison Goldfrapp + Will Gregory spariglia ancora le carte, dopo aver giocato quelle di un trip-hop elegantissimo (l’insuperato esordio del 2000  Felt Mountain), ma anche di un’electro-clash per masse e di una dance glam-trash dozzinale, proponendo ora il loro disco più intimistico, acustico, fratello timido e malinconico del riuscito Seventh Tree del 2007. Fin troppo in punta di piedi, verrebbe da aggiungere, mentre si apprezzano morbidi arpeggi di chitarra, un pianismo minimale, degli archi raffinati e la solita voce sensuale ed eterea di Alison. 7.4/10
  • JULIA HOLTER (2013) Loud City Song 
  • La ventinovenne polistrumentista e cantante losangelena sorprende con una difficile, eterea e riuscita fusione di avantgarde e melodie pop, elettronica lieve ed inserti jazzati, intellettualismo algido alla Laurie Anderson e timbro cristallino alla Joni Mitchell, fiati ed archi alla These New Puritans e chiari richiami dark in stile 4AD. 7.4/10
 
  • CHELSEA WOLFE (2013) Pain Is Beauty 
  • La californiana è la migliore erede attuale, con l’austriaca Anja Plaschg (alias Soap & Skin), della musica dark/decadente/neogotica al femminile partita con Nico (sarà una coincidenza che il suo primo album solista del 1967 sia titolato Chelsea Girl?) ed evoluta attraverso Siouxsie & The Banshees, Lydia Lunch, Cocteau Twins, Dead Can Dance, Carla Bozulich: insieme noir, ieratica, minacciosa, desolata, ossianica, depressogena. Per gli amanti del genere, una garanzia. Ma si richiede maggiore originalità rispetto ai modelli. 7.2/10
  • JULIANNA BARWICK (2013) Nepenthe 
  • Originaria della Louisiana ma con base artistica a Brooklyn, l’americana disegna paesaggi sonori con il solo utilizzo della propria voce angelica, utilizzata in multipli loops sovrapposti. Solo al 3° album arricchiti da delicati accompagnamenti di pianoforte, archi ed elettronica, per un suono che si colloca tra l’avantgarde/ambient e la new age, tra Sigur Ros ed Enya, i Cocteau Twins e Brian Eno. Celestiale o noioso, a seconda dell’ascoltatore e del suo stato d’animo. 7/10

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