domenica 15 giugno 2014

Recensioni al volo: Simone Felice, The Delines, Nick Mulvey

SIMONE FELICE - Strangers (2014)
Dopo avere superato un intervento per aneurisma nel 2010, ha mano a mano messo ordine nella sua vita, lasciando i Felice Brothers e dimenticando per un pò i Duke & The King, ed ha realizzato il suo secondo album da solista. Un album semplice ma estremamente caldo ed emotivo, ricco di chitarre acustiche e tastiere: una sorte di trionfo del perfetto stile cantautore. Da downloadare: Running Through My Head, Bye Bye Palenville Voto: ☆☆☆☆

THE DELINES - Colfax (2014)

Side project di Willy Valutin e Sean Oldham, (dei Richmond Fontaine), insieme a Amy Boone (voce dei Damnations, una band di Austin), Jenny Conlee (tastierista dei Decemberists), Tucker Johnson (pedal steel dei Minus 5), è un insieme di ballate notturne e sognanti, che ricordano quelle di Spain, Rickie Lee Jones, Cowboy Junkies, e Hem. Un piccolo gioiello di alternative country, da ascoltare al buio, nel silenzio Da downloadareThe Oil Rigs at Night, I Got My Shadows. Voto: ☆☆☆

NICK MULVEY - First Mind (2014)
Inglese barbuto (categoria sempre più numerosa), trasferitosi a 19 anni a L’Avana per studiare musica è tornato con un bagaglio di esperienze ritmiche che non hanno niente a che vedere con la musica cubana che ricordano più che altro gli intricati arpeggi di Paul Simon, Damien Rice o John Martyn e le melodie variegate, ma semplici, di Caetano Veloso o Ben Howard. First Mind non è catalogabile come album folk tradizionale, ma piuttosto come un disco di folk-pop acustico con echi etnici non invasivi. Delicato ed ingannevole. Da downloadare: Cucurucu, Fever To The Form. Voto: ☆☆☆

2 commenti:

microby ha detto...

SIMONE FELICE: Per il cantautore americano dopo (o grazie a) le vicissitudini che hai citato la qualità artistica è migliorata: perché il nostro ha sempre saputo scrivere canzoni (di taglio acustico e tradizionale) ma all’esordio da solista le aveva coperte di una patina di tristezza (comprensibile) e retorica (molto meno) che le aveva sciupate. Il difetto di un’eccessiva melodrammaticità nell’utilizzo della voce e degli archi persiste, ma il lavoro possiede una bella cifra melodica che lo fa apprezzare a prescindere.
Voto Microby: 7.3
Preferite: Bye Bye Palenville, Running Through My Head, Bastille Day

microby ha detto...

NICK MULVEY: Il percussionista del gruppo inglese etno-jazz Portico Quartet, dopo anni trascorsi in Brasile, Cuba e Marocco a studiare la musica ed i ritmi locali, torna paradossalmente al primo amore, la chitarra acustica, per un esordio coi fiocchi che non ha l’impronta musicale dei paesi di cui è stato ospite/allievo, ma miscela quanto appreso in un folk-pop dai ritmi innovativi, sostenuti da una chitarra ricca di sfumature sia che lavori da solista o in funzione ritmica, sia nell’arpeggio che nell’accordo. I riferimenti più vicini, pur nell’originalità del progetto, sono Jack Johnson/Paul Simon (USA), Nick Drake/John Martyn (UK) e soprattutto Xavier Rudd ed il John Butler acustico (Australia). Più globale di così… Da seguire con forte interesse. Grazie Luca di averlo segnalato: non me lo sarei filato proprio...
Voto Microby: 7.9
Preferite: Cucurucu, Juramidam, Fever To The Form

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