Partito
come quartetto formatosi a Brighton, South England, nel 2007,
attualmente Passenger
rappresenta il nickname del leader e unico depositario del marchio,
Mike Rosenberg. Ma
confesso che fino ad un viaggio in Germania (dove era 1° in
classifica) 2 settimane fa non ne conoscevo l’esistenza, per poi
scoprire che il singolo tratto dall’album precedente era stato lo
scorso anno 1° in classifica in ben 16 paesi europei, Italia
inclusa… Ma che bella sorpresa! Senza proporre nulla di originale
il nostro ha una bella penna e indubbio gusto negli arrangiamenti,
che lo propongono tra i migliori interpreti del cantautorato
intimista che da Damien Rice/Tom
McRae/Neil Halstead va giù fino a Nick Drake.
Ma non è solo introspettivo e confessionale, anzi riesce a variare
il menu condendolo anche con ballate ariose, spensierate,
primaverili, arricchendo la strumentazione (chitarra
acustica-viola-violoncello-violino) con sezione ritmica e fiati. Una
bella continuità nella tradizione cantautorale albionica.
Voto
Microby: 7.8
Preferite:
Coins In A Fountain,
Golden Leaves, Bullets
RAY
LaMONTAGNE (2014) Supernova
Primo
ascolto deludente. Poi realizzo che è perché non riconosco il Ray
La Montagne che ho internalizzato. Uno dei tanti, perché in 5 albums
dal 2004 l’americano ha offerto 5 differenti fotografie musicali di
sé stesso, dal cantautore intimista al menestrello folk, dal
roots-popster al country-rocker. Lo riascolto pensando che sia uno
sconosciuto, ed ecco che il disco, prodotto (in modo discutibile ma
certamente originale per il DNA del nostro) da Dan Auerback (Black
Keys), assume i connotati di un pregevole pop
psichedelico inglese
frullato col country-rock californiano,
entrambi di fine anni ’60/inizio ’70. Così tra chitarre
acustiche, mellotron, Hammond, percussioni vellutate ed armonie
vocali d’altri tempi si ascoltano echi transoceanici dei primi Pink
Floyd come di Brian
Wilson, citazioni di Van
Morrison ma anche di John
Phillips, di Beatles e
Buffalo Springfield. Peccato che la bella
voce aspra e calda di Ray sia relegata, volutamente, in secondo
piano, più amalgamata con una strumentazione insieme fresca e
suadente, d’epoca: California Dreaming…
Voto
Microby: 7.7
Preferite:
Lavender, Airwaves, Julia
tUnE-yArDs
(2014) Nikki Nack
Afro-pop
centrafricano, cori da folk sudafricano alla Malahtini, percussioni
tribali miscelate con beats elettronici, basso pulsante (Nate
Brenner) da dancefloor, hip-hop, techno, synth pop ’80, ritmi
urbani nevrotici alla Talking Heads ma anche solari alla Tom Tom
Club, inserti caraibici ma anche industrial EMA-like. E una grande
voce (Merrill Garbus) capace di adattarsi perfettamente al contesto.
Beninteso: non un genere per canzone, ma il tutto shakerato in
eccellente equilibrio in ogni singolo brano per la totalità
dell’album. Il duo ha coraggio e idee da vendere.
Sconsigliato
a chi ama la melodia ed un approccio tradizionale/classico alla
musica.
Raccomandato a chi predilige il ritmo ed apprezza le contaminazioni tra generi.
In
ogni caso è suggerito un ascolto a chi è curioso di cercare nuove
vie di espressione nella musica pop-rock.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
Water Fountain, Find
A New Way, Time of Dark
2 commenti:
Tune Yards: Una sorta di patchwork pop ricco di ukulele, percussioni, corni e suoni occasionali. Un collage musicale spinto ed esplosivo. Uno di quei dischi necessari per spostare sempre più in alto l'asticella della sperimentazione.
La cosa più interessante di questa prima metà dell'anno! Musica futuribile.
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