lunedì 25 agosto 2014

Buon compleanno Elvis (Costello)!

Oggi EC compie 60 anni: nato a Liverpool, il suo vero nome é Declan Patrick Mac Manus e rappresenta sicuramente un inglese atipico, con una grande predilezione per l'eclettismo, le collaborazioni e le contaminazioni: rock, jazz, country, new wave, perfino ska, ma soprattutto pop. Si fa conoscere grazie ad un abbigliamento vintage anni '50 e occhiali alla Buddy Holly ma non ha mai avuto un successo assoluto  (magari solo noi fanatici ci ricordiamo il nome di molti dei suoi brani ma provate a chiederli in giro…).
Proprio a questo scopo ho messo giù una lista di brani che ne rappresentano lo stile e la qualità:
1. ALISON
La sua canzone più bella, già nel primo album (My aim is true del 1977), scritto in un periodo in cui imperversava ancora il punk e scrivere pop raffinato non era molto popolare. In quel periodo lavorava ancora come impiegato alla Elizabeth Arden (cosmetici), uno dei tanti lavori occasionali che EC dovette fare per mantenere la propria passione musicale.  La band che lo accompagna nel brano sono i "News" (Huey Lewis & The News). Il brano piacque molto a Linda Ronstadt che ne incise una cover l'anno successivo: grande successo con 2 milioni di copie vendute. EC avrebbe voluto dirle che la sua versione non gli piaceva affatto ma disse che "era troppo occupato a spendere i soldi che le aveva fatto guadagnare".
2. ACCIDENTS WILL HAPPEN (da Armed Forces del 1978). Prodotta da Nick Lowe viene canticchiata nel film E.T. di Spielberg.
3. SHIPBUILDING (da Punch the Clock del 1983). Stupenda ballata con Chet Baker alla tromba, scritta in realtà per Robert Wyatt.
4. I WANNA BE LOVED (da Goodbye Cruel World del 1984). Una eccellente canzone in chiave R&B scritta con Green Gartside degli Scritti Politti.
5. VERONICA (da Spike del 1989). L'album forse più maturo della sua discografia, con una serie di collaborazioni prestigiose (Paul McCartney, Roger McGuinn, benmont Tench, Chrissie Hynde, T-Bone Burnett).  Il brano fu scritto dopo una triste visita a sua nonna ed è caratterizzato dalla contraddizione tra un testo malinconico ed una melodia invece profondamente allegra. Fu un buon successo negli USA.
6. GOD GIVE ME STRENGHT (da Painted with memory, del 1998).  Un disco scritto in collaborazione con Burt Bacharach. Impossibile non commuoversi ascoltandola.
7. BROKEN BICYCLES/JUNK (da For The Stars del 2001). Disco in collaborazione con Anne Sofie Von Otter, questo brano rappresenta sicuramente la migliore versione del pezzo di Tom Waits, con quell'aria anni '40.
8. THE SHARPEST TORN (da The River in Reverse del 2006). In collaborazione con Allen Toussaint: un gospel stupendo.

1 commento:

microby ha detto...

Al solito gioco (alla Nick Hornby) che si fa tra amici appassionati di musica circa i 10 nomi e i 10 dischi che uno si porterebbe sulla famigerata isola deserta, nella mia lista personale Elvis Costello è sempre stato incluso, così come tra gli albums il suo Imperial Bedroom (1982).
“Uscito allo scoperto in piena era Punk, del movimento assorbe l’irruenza e lo spirito dissacrante, ma lo sguardo è più lungimirante e le radici più solide. Ma soprattutto è un grande autore di canzoni. E’ uno dei rocker più eclettici della sua generazione e si imbarca in un ampio ventaglio di progetti che toccano stili e modi di far musica diversissimi” (Il Dizionario del Pop-Rock di Gentile e Tonti, Ed. Zanichelli).
Mi sembra Luca che questa descrizione, insieme alla tua compilations di canzoni (cui aggiungerei almeno Almost Blue da Imperial Bedroom), illustri bene la centralità ad ampio raggio (non sembri un ossimoro) di Costello (nonna italiana!) nella musica pop-rock di sempre.
A me è piaciuto da Alison (senza però che l’esordio My Aim Is True mi avesse entusiasmato), ma mi ha sedotto a partire da Get Happy!! (1980: che coraggio rivisitare il Motown sound tra i clangori di punk e new wave!) e definitivamente conquistato con uno dei capolavori pop di tutti i tempi, appunto Imperial Bedroom.
Ricordo sulla copertina di This Year’s Model (1978) un ottuso sticker che a caratteri cubitali lanciava il disco come “Punk!”, ed un’ancora più cieca recensione su (mi pare) Rockstar (o era ancora Popster?) che lo recensiva tiepidamente bollandolo come “punk all’acqua di rose”…!!
A parziale discolpa dei goffi tentativi di catalogazione di cui sopra va ammesso che Costello non è stato solo uno dei più grandi scrittori di canzoni pop di sempre, ma anche uno dei più versatili. Vanno dal buono all’eccellente i suoi personali omaggi al R&B (Punch The Clock, 1983, che contiene la mia canzone preferita del londinese: Shipbuilding), al Country & Folk (King of America, 1986 e Secret, Profane & Sugarcane, 2009), al ruvido pop-garage (Blood and Chocolate, 1986 e Brutal Youth, 1994), al mèlo anticipatore di Rufus Wainwright (Mighty Like A Rose, 1991), al chamber-pop con gli archi del Brodsky Quartet (The Juliet Letters, 1993), al jazz afterhours con Bill Frisell (Deep Dead Blue, 1995, e The Sweetest Punch, 1999), al pop evergreen, orchestrale e trans-generazionale con Burt Bacharach (Painted From Memory, 1998), alle radici americane (The Delivery Man, 2004), alla musica colta con il mezzosoprano Anne Sofie Von Otter (For The Stars, 2001), al New Orleans Sound (The River In Reverse, 2006), alle colonne sonore (come dimenticare She in Notting Hill?).
Grazie allora Luca di averci ricordato una figura così importante, un nerd di talento e successo. Se i due gemelli che ha avuto da Diana Krall avranno ereditato solo un quarto del DNA dei genitori, allora ne vedremo delle belle!

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