In
38 anni di carriera il 64enne nativo della Florida ma musicalmente
adottato dalla California ha sbagliato un solo disco (The
Last DJ, 2002). Ora, da tempo fra i giganti
della storia della musica rock, firma con i fidati Heartbreakers (che
per anni hanno conteso alla E Street Band di Springsteen il titolo di
miglior live-band del pianeta) un gran bell’album, che si discosta
dal classico jingle-jangle
byrdsiano per recuperare l’energia da garage-band
degli esordi ed un tiro rock
che a tratti ricorda il miglior John Mellencamp elettrico.
Protagonista la chitarra elettrica di Mike Campbell, più che la
Rickenbacker del leader. Non un brano debole: un ritorno coi fiocchi.
Voto
Microby: 8.5
Preferite:
Fault Lines, All You
Can Carry, American Dream Plan B
RICH ROBINSON (2014) The Ceaseless Sight
Prolifici
ma decisamente ispirati i fratelli Robinson: mentre il cantante Chris
con i suoi Brotherhood ha preso musicalmente le distanze dai Black
Crowes per esplorare (con ottimi risultati)
il rock psichedelico targato Dead/Quicksilver, il
chitarrista Rich resta fedele nei 3 dischi finora pubblicati al suono
della band-madre. Quindi southern rock, blues,
gospel, soul, honky tonk, classic rock inglese:
degnissimo figlio di Rolling Stones, Allman
Brothers, Lynyrd Skynyrd, Little Feat, Led Zeppelin.
La fa da padrone la chitarra infuocata del leader, ma anche in
acustico la band va a mille. Peccato per una produzione che poteva
essere più cattiva, per una seconda parte non all’altezza della
prima, e soprattutto per la mancanza di una voce, quella di Chris,
che ci fa rimpiangere i Corvi Neri. Ma l’intero album è
all’altezza dei Crowes ed è superiore alla prova solista targata
2014 del fratello maggiore Chris.
Voto
Microby: 8
Preferite:
I Know You, Down The
Road, The Giving Key
DAVID
GRAY (2014) Mutineers
Voce
al solito stentorea, batteria in primo piano, Mutineers
è tutto fuorchè un disco suonato in punta di piedi. Eppure il
cantautore inglese, che storicamente ha aperto l’attenzione di
media e case discografiche al new acoustic
movement e proiettato in classifica i
cantautori introspettivi dell’ultimo ventennio, continua a
risultare intimo, personale, umbratile. In carniere l’attenzione a
testi profondi ed a suonare sempre attuale, e mai un album meno che
discreto, nonostante produzioni quasi mai azzeccate (quest’ultima,
rispettosa ma non brillante, è di Andy Barlow, ex Lamb). L’ultimo
lavoro non sfugge alla regola del “discreto”, ma ci ricorda che
ogni appassionato di musica pop-rock dovrebbe possedere il gioiello
White Ladder (1998).
Voto
Microby: 7.2
Preferite:
Snow In Vegas, Back
In The World, As The Crow Flies
1 commento:
TOM PETTY - Hypnotic Eye (2014)
L’album Mojo, un capolavoro jam psichedelico anni ’70, aveva rimesso in carreggiata Tom Petty dopo le sbandate dei dischi precedenti. Non tutti sono come il Boss ed evidentemente, superata la sessantina, ha deciso di liberare l’estro del chitarrista Mike Campbell il quale non si è fatto pregare e si è messo a schitarrare giù pesantemente: ritmo potente, molto meno Benmont Tench e le sue tastiere, molto più rock picchiato e monocromatico. Fatte queste osservazioni, in ogni caso, le canzoni non sono male: si lasciano ascoltare bene, quasi fossero destinate soprattutto per gli stadi e per i concerti, ma non riesco ad entusiasmarmi fino in fondo sulla qualità complessiva del lavoro: mi sembra un disco un pò faticoso e troppo mainstream. Voto: ☆☆☆1/2
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