THE LILAC TIME (2015) No Sad
Songs
Ho sempre considerato il gruppo fondato da Stephen Duffy in Cornovaglia ed attivo principalmente tra gli ’80 ed i ’90 come il corrispettivo inglese dei Crowded House. La differenza coi neozelandesi guidati da Neil Finn è sempre stata una maggiore propensione alle atmosfere bucoliche e malinconiche, ed un minor talento nel comporre brani radiofonici. Ergo, un successo commerciale enormemente inferiore. Ma la qualità del loro pop pastorale è sempre stata apprezzata dai palati fini. Ad otto anni dal precedente, involuto e depresso Keep Going, la band sottolinea fin dal titolo che la nuova proposta non è composta di canzoni tristi: i temi sono l’amore, il matrimonio, il romanticismo, a fotografare il periodo di vita felice del leader. Non ci si aspetti tuttavia di ballare su ritmi scatenati: la misura, nella voce come nei testi e negli arrangiamenti acustici, resta la cifra stilistica di Stephen Dunny. La sua classe fa il resto. Bentornati.
Voto
Microby: 7.4
Preferite:
She
Writes A Symphony, The Dream That Woke Me, The First Song of Spring
PORTICO
(2015) Living Fields
Quasi naturale evoluzione dal Portico Quartet, dopo le defezioni in successione dei percussionisti Keir Vine e Nick Mulvey (eccellente il suo esordio da solista lo scorso anno, un folk-pop acustico e chitarristico originale, ben recensito da Luca), l’attuale trio londinese abbandona l’etno-jazz dei primi 3 album sotto l’egida Real World, accorcia il nome e sposa un pop elettronico sommesso: nulla a che vedere con il synth-pop degli ’80, piuttosto un’elettronica ambient gemellata con le intuizioni pop degli Alt-J (Joe Newman è ospite alla voce, insieme a Jono McCleery e Jamie Woon) e neo-soul/R&B (per intenderci: etichetta che ritengo scorretta e fuorviante) di James Blake e FKA Twigs. Per quanto apprezzabile la poliedricità musicale di tutti i membri del gruppo, lo sforzo attuale è piacevole ma non decolla perché la scrittura non è all’altezza delle intenzioni. Ma la base è interessante e potrebbe fornire nuovi spunti evolutivi agli stessi Alt-J e James Blake.
Preferite: 101, Colour Fading, Living Fields
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