martedì 16 giugno 2015

THE LILAC TIME, PORTICO


THE LILAC TIME (2015) No Sad Songs


Ho sempre considerato il gruppo fondato da Stephen Duffy in Cornovaglia ed attivo principalmente tra gli ’80 ed i ’90 come il corrispettivo inglese dei Crowded House. La differenza coi neozelandesi guidati da Neil Finn è sempre stata una maggiore propensione alle atmosfere bucoliche e malinconiche, ed un minor talento nel comporre brani radiofonici. Ergo, un successo commerciale enormemente inferiore. Ma la qualità del loro pop pastorale è sempre stata apprezzata dai palati fini. Ad otto anni dal precedente, involuto e depresso Keep Going, la band sottolinea fin dal titolo che la nuova proposta non è composta di canzoni tristi: i temi sono l’amore, il matrimonio, il romanticismo, a fotografare il periodo di vita felice del leader. Non ci si aspetti tuttavia di ballare su ritmi scatenati: la misura, nella voce come nei testi e negli arrangiamenti acustici, resta la cifra stilistica di Stephen Dunny. La sua classe fa il resto. Bentornati.
Voto Microby: 7.4
Preferite: She Writes A Symphony, The Dream That Woke Me, The First Song of Spring



PORTICO (2015) Living Fields


Quasi naturale evoluzione dal Portico Quartet, dopo le defezioni in successione dei percussionisti Keir Vine e Nick Mulvey (eccellente il suo esordio da solista lo scorso anno, un folk-pop acustico e chitarristico originale, ben recensito da Luca), l’attuale trio londinese abbandona l’etno-jazz dei primi 3 album sotto l’egida Real World, accorcia il nome e sposa un pop elettronico sommesso: nulla a che vedere con il synth-pop degli ’80, piuttosto un’elettronica ambient gemellata con le intuizioni pop degli Alt-J (Joe Newman è ospite alla voce, insieme a Jono McCleery e Jamie Woon) e neo-soul/R&B (per intenderci: etichetta che ritengo scorretta e fuorviante) di James Blake e FKA Twigs. Per quanto apprezzabile la poliedricità musicale di tutti i membri del gruppo, lo sforzo attuale è piacevole ma non decolla perché la scrittura non è all’altezza delle intenzioni. Ma la base è interessante e potrebbe fornire nuovi spunti evolutivi agli stessi Alt-J e James Blake.
Voto Microby: 7.1
Preferite: 101, Colour Fading, Living Fields
 

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