giovedì 13 agosto 2015

Recensioni al volo: Warren Haynes, Amy Helm

WARREN HAYNES & RAILROAD EARTH - Ashes & Dust (2015)
Non vi è dubbio alcuno che Warren Haynes sia a tutti gli effetti uno dei più grandi chitarristi contemporanei insieme a Joe Bonamassa. Del resto uno che viene chiamato a sostituire nientedimeno che Duane Allman negli Allman Brothers, che è la vera mente pensante dei Govt Mule e che gira con i redivivi Grateful Dead sostituendo Jerry Garcia, non può che assurgere ad assoluto mito del rock-blues contemporaneo. Nel mezzo ci mette poi anche un paio di dischi solisti (Tales of Ordinary Madness e soprattutto lo splendido Man in Motion). Detto questo un disco di roots rock come questo Ashes & Dust è stato comunque una grande sorpresa e dimostra che nelle sue vene non scorre solo sangue blues e southern ma che la nativa North Carolina lo ha esposto a influenze bluegrass, country e gospel. A farsi aiutare ha chiamato poi i Railroad Earth, banda bluegrass del New Jersey, che gli ha fatto da jam band: il loro contributo è di modulare in chiave folk ed americana le ballate a base acustica (sono stupendi anche i demo per sola chitarra presenti nella versione deluxe). Il risultato è un disco di grande qualità, con ballate folk-rock ad impronta sudista. Brani essenziali: Company Man, Stranded in Self-Pity. Gold Dust Woman (cover dei Fleetwood Mac di Rumours). Voto: ☆☆☆☆



AMY HELM - Didn’t Rain (2015)

Figlia di Levon e componente degli Ollabelle (a proposito è dal 2010 che non esce niente, chissà se hanno abbandonato) oltre che figlia di tanto padre, per parte di madre (Libby Titus, anche lei artista e cantante) ha contatti diretti con Donald Fagen (attuale marito della madre stessa dopo esserlo stata di Dr. John…mica male come ispirazioni domestiche). Ora Amy Helm ha 44 anni, ed esce con questo album di esordio in cui partecipano tra gli altri, il padre Levon alla batteria (in tre brani incisi appena prima della sua morte), John Medeski alle tastiere, Allison Moorer, Bill Payne e Byron Isaacs degli Ollabelle. Siamo dalle parti di Mary Gauthier, Roseanne Cash e Lucinda Williams (oddio non esageriamo..) con classiche canzoni da cantautrice, ben arrangiate e con una discreta componente blues che ne dà spessore ed animo. Ovviamente non arriverà mai ai livelli paterni però è un disco piacevole da ascoltare. Voto: ☆☆☆

1 commento:

microby ha detto...

WARREN HAYNES: La straordinaria poliedricità (pur sempre in ambito tradizionale) e le eccezionali capacità tecniche di questo grande musicista (a tutto tondo: che sia chiaro da subito che è uno tra i "grandi", non solo chitarristi) erano già note. Certo ha sorpreso un po' tutti questo lavoro folk (chè questa è la matrice) che è sia bianco che nero, corre da est a ovest (ma soprattutto al sud), è attuale e post-bellico (vedi lo swing-blues Stranded In Self-Pity), in cui è un piacere ripercorrere la musica americana in questo rincorrersi di banjo, piano, chitarra acustica ed elettrica, violino. Non all'altezza del capolavoro Man In Motion (che aveva però altra mira: elettrica e soul-blues), ma nel suo genere bellissimo con l'unico difetto (veniale) di dilungarsi un po' troppo nelle code strumentali (ma Haynes è animale da jam session, che gode del fraseggio con i colleghi). Concordo su tutto quanto hai scritto.
Voto Microby: 8
Preferite: Coal Tattoo, Stranded In Self-Pity, Beat Down The Dust

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