lunedì 21 settembre 2015

DESTROYER, JASON ISBELL


DESTROYER (2015) Poison Season

Il primo brano appare un felice incontro tra i primi Tom Waits ed Elliott Murphy, ma presenta punti di contatto con Woodkid e San Fermin. Il secondo ha un attacco alla Springsteen (col sax alla Clemons), ma il suono è d’emblée ipersaturo alla Heroes di David Bowie, con la voce che rammenta Peter Perrett (Only Ones). Il canadese Dan Bejar (mente pensante, tra gli innumerevoli progetti, dei The New Pornographers) deve soffrire di horror vacui, dal momento che tende a riempire ogni spazio vuoto con sovrabbondanza di strumentazione, prevalentemente orchestrale, percussiva e fiatistica (splendidi i fraseggi sax/tromba). Ma lo fa dannatamente bene, con arrangiamenti complessi ad accompagnare storie di vita quotidiana (urbana e notturna) a New York City, più declamate (Leonard Cohen e Lou Reed docent) che cantate. Unico, veniale limite è il timbro vocale caldo, limitato tuttavia in estensione e versatilità. A seconda di chi lo ascolterà, il prodotto finale potrà essere considerato romantico o retorico, coinvolgente o verboso, fantasioso o ridondante. Di certo affascinerà chi ama gli artisti sovracitati. Splendido esempio di chamber pop notturno dall’attitudine jazz, a basso tasso alcolico, da rientro a casa alle prime luci dell’alba, Poison Season lascia a chi scrive l’unico rammarico di aver conosciuto l’attività solistica del musicista di Vancouver solo dopo ben 10 album e 19 anni. Imperdonabile.
Voto Microby: 8.5
Preferite: Times Square, The River, Dream Lover
 
 
JASON ISBELL (2015) Something More Than Free

Otto anni e sette album dopo la dipartita dai Drive-By Truckers, nel chitarrista e singer-songwriter dell’Alabama non resta traccia del southern-soul-rock distintivo della band madre. Il suo da solista è sempre stato un percorso di ricerca all’interno del genere “americana”, bianco ed elettroacustico, più vicino alla strada indicata da Hank Willians, Johnny Cash, Steve Earle ma contaminato dall’alt-country di Uncle Tupelo, Wilco, Jayhawks, fino all’ultimo Warren Haynes con i Railroad Earth. E non ha mai prodotto un disco meno che buono. Non fa eccezione quest’ultimo, ricco di brani intimi, da loner/loser, ma anche di appassionate cavalcate chitarristiche.
Voto Microby: 7.6
Preferite: Children of Children, Hudson Commodore, The Life You Chose

1 commento:

lucaf ha detto...

Destroyer: morto un Lou Reed se ne è fatto un altro... Grande disco. grazie Roby per la segnalazione. Se ti può consolare neanche il sottoscritto ne aveva mai sentito parlare; con quel nome lì poi ti aspetteresti un rockettaro hard....

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