DESTROYER
(2015) Poison Season
Il
primo brano appare un felice incontro tra i primi Tom
Waits ed Elliott
Murphy, ma presenta punti di contatto con
Woodkid e San
Fermin. Il secondo ha un attacco alla
Springsteen (col sax alla Clemons), ma il suono è d’emblée
ipersaturo alla Heroes
di David Bowie,
con la voce che rammenta Peter Perrett (Only Ones). Il canadese Dan
Bejar (mente pensante, tra gli
innumerevoli progetti, dei The New
Pornographers) deve soffrire di horror
vacui, dal momento che tende a riempire ogni
spazio vuoto con sovrabbondanza di strumentazione, prevalentemente
orchestrale, percussiva e fiatistica (splendidi i fraseggi
sax/tromba). Ma lo fa dannatamente bene, con arrangiamenti complessi
ad accompagnare storie di vita quotidiana (urbana e notturna) a New
York City, più declamate (Leonard Cohen e Lou
Reed docent) che cantate. Unico, veniale
limite è il timbro vocale caldo, limitato tuttavia in estensione e
versatilità. A seconda di chi lo ascolterà, il prodotto finale
potrà essere considerato romantico o retorico, coinvolgente o
verboso, fantasioso o ridondante. Di certo affascinerà chi ama gli
artisti sovracitati. Splendido esempio di chamber
pop notturno dall’attitudine jazz, a
basso tasso alcolico, da rientro a casa alle prime luci dell’alba,
Poison Season lascia a
chi scrive l’unico rammarico di aver conosciuto l’attività
solistica del musicista di Vancouver solo dopo ben 10 album e 19
anni. Imperdonabile.
Voto
Microby: 8.5
Preferite:
Times Square, The
River, Dream Lover
JASON ISBELL (2015) Something
More Than Free
Otto
anni e sette album dopo la dipartita dai Drive-By
Truckers, nel chitarrista e
singer-songwriter dell’Alabama non resta traccia del
southern-soul-rock distintivo della band madre. Il suo da solista è
sempre stato un percorso di ricerca all’interno del genere
“americana”,
bianco ed elettroacustico, più vicino alla strada indicata da Hank
Willians, Johnny Cash, Steve Earle ma contaminato dall’alt-country
di Uncle Tupelo, Wilco, Jayhawks, fino all’ultimo Warren Haynes con
i Railroad Earth. E non ha mai prodotto un disco meno che buono. Non
fa eccezione quest’ultimo, ricco di brani intimi, da loner/loser,
ma anche di appassionate cavalcate chitarristiche.
Voto
Microby: 7.6
Preferite:
Children
of Children, Hudson Commodore, The Life You Chose
1 commento:
Destroyer: morto un Lou Reed se ne è fatto un altro... Grande disco. grazie Roby per la segnalazione. Se ti può consolare neanche il sottoscritto ne aveva mai sentito parlare; con quel nome lì poi ti aspetteresti un rockettaro hard....
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