sabato 19 settembre 2015

Neil Young - i 25 migliori brani

Per completare la chiacchierata, come promesso, ecco la mia personalissima lista dei migliori 25 pezzi di Neil Young (in rigoroso ordine di uscita). Nell'attesa che, come auspica giustamente Microby, infili qualche nuovo grande disco.
Broken Arrow (Buffalo Springfield Again, 1967). I Buffalo Springfield furono l'inizio della carriera di NY. Questo è un brano geniale ed imprevedibile, con intermezzi musicali apparentemente incongrui. Ma l'insieme è bellissimo.
Cowgirl in the Sand (Everybody Knows This is Nowhere, 1969). Ballata ipnotica e seducente, riproposta anche nel mitico 4 Way street con CSN. Ti fa venire voglia di andare a comprare un capellone da cowboy.
Down by the River (Everybody Knows This is Nowhere, 1969). NY dice di averla composta mentre delirava per la febbre alta (insieme a Cinnamon Girl e Cowgirl).
Don't Let It Bring You Down (After the Gold Rush, 1970) "The dead man lying by the side of the road with the daylight in his eyes", un testo di terribile attualità.
Southern Man (After the Gold Rush, 1970) Mamma mia che energia. Un grande classico, contro il razzismo del sud degli Stati Uniti.  I Lynyrd Skynyrd, per risposta scrissero "Sweet Home Alabama" con il testo che diceva "I hope Neil Young will remember, the Southern man don't need him around anymore".
Only Love Can Break Your Heart (After the Gold Rush, 1970). Una ballata molto semplice che dice una cosa inquietante: quando ti innamori di qualcuno finisci per distruggerlo o esserne distrutto.
After the Gold Rush (After the Gold Rush, 1970). Il pianoforte al centro di tutto,  per una splendida lenta ballata,  espressione più classica del suo stile intimista. quasi a introdurre già il disco successivo, Harvest.
Ohio (CSNY single, 1970). La canzone di protesta per eccellenza, scritta in memoria dei quattro studenti della Kent State University uccisi nel loro campus durante una protesta. Erano gli anni dell'invasione USA in Cambogia. Le radio ufficiali non la trasmettono ma grazie a quelle indipendenti diventa un grande successo.
I am a Child (Live at the Cellar Door, 1970). Presente anche nella compilation Decade ed in Live Rust del 1979, trasuda innocenza e disperazione, quasi che NY voglia comunicarci qualcosa che noi non riusciamo a comprendere. Un pezzo acustico fenomenale.
A Man Needs a Maid (Live at Massey Hall 1971). Brano chiave di Harvest, è ancora più bello in questa versione dal vivo, stripped, senza orchestra, uscita a 40 anni di distanza attingendo all'immenso catalogo di registrazioni live di NY.
Helpless (CSNY Deja Vu, 1971). Quando si ascolta quest'album si percepisce chiaramente il cambio di marcia in termini di qualità (già peraltro immensa) ogni qualvolta NY diventa il protagonista. Una canzone autobiografica, dolcissima ed evocativa.
Old Man (Harvest 1972). E' la canzone che David Crosby predilige tra quelle del suo vecchio amico Neil, e questo dice tutto. Dedicata al custode del suo ranch, è una riflessione sulla differenza tra la vita di un giovane e quella di un vecchio.
Heart of Gold (Harvest, 1972). Unico brano in carriera ad arrivare al 1° posto in classifica (per una sola settimana, poi rimpiazzata da "Horse with no name" degli America). Bob Dylan l'ha sempre mal vista perché affermava fosse un brano troppo simile al suo stile, quasi la sentisse come un plagio.
Harvest (Harvest, 1972). La canzone che più di tutte ti riportano indietro nel tempo, facendoti ricordare come era diverso il mondo quando eravamo più giovani. Il suo capolavoro acustico, la canzone country-rock per definizione.
The Needle and the Damage Done (Harvest, 1972).  Una riflessione sulla autodistruzione umana, un brano sulla dipendenza dall'eroina, ispirata dal suo amico Danny Whitten, chitarrista e voce dei Crazy Horse, poi morto per overdose, appena prima della tournée di promozione di Harvest. Non essendo in grado di iniziare il tour, il giorno prima della sua morte NY l'aveva imbarcato su un aereo dandogli 50 dollari per eventuali necessità, che Whitten spese per l'ultima dose, quella mortale. NY non se lo perdonò mai.
Ambulance Blues (On The Beach, 1974). Lunga (9 minuti) e coinvolgente ballata folk acustica, con quei versi indimenticabili ("Who can tell you, you're just pissin' in the wind. ...").
On The Beach (On The Beach, 1974). Sette minuti di malinconia con Graham Nash al piano.
Cortez The Killer (Zuma, 1975). E' uno dei manifesti del movimento hippy degli anni '70. Amore, solitudine. Stare dalla parte dei deboli (gli aztechi contro i conquistatori) come allegoria dell'amore perduto.
Long May you Run (Long May you Run, 1976). L'augurio che si fa ad un amico, che in quel caso era poi la sua Pontiac del '53.
Like a Hurricane (American Stars 'n Bars, 1977). Bellissima e potente, una ballata elettrica di 8 minuti, con epiche schitarrate psichedeliche e voce allucinata.
Hey Hey, My My (Rust Never Sleeps, 1979). Il brano è presente in due versioni nel disco, acustica ed elettrica. Nonostante la mia propensione per l'acustico non vi è dubbio alcuno che l'elettrica sia assolutamente travolgente. Nel brano, ma solo nella versione acustica vi è il verso "It's better to burn out than to fade away", scritto poi da Kurt Cobain prima di togliersi la vita.
Rockin' in the Free World (Freedom, 1989). Dopo una serie di dischi improponibili, con Freedom NY sembra rialzare un po' la testa e questo brano è entrato nella playlist attuale dei suoi concerti.  Un brano molto attuale anche questo: è contro il fondamentalismo  e contro tutto ciò che fomenta lo scontro di civiltà. "It's probably better we just keep on rockin' in the free world"; decisamente meglio continuare a fare musica in un mondo libero!
From Hank to Hendrix (Harvest Moon, 1992). Stupenda anche e soprattutto nella versione Unplugged.
Philadelphia (Philadelphia, 1993). Originariamente pensato come brano di apertura della colonna sonora dell'omonimo film di Jonathan Demme, fu spostato invece ai titoli di coda per completare il climax del film e mandare a casa gli spettatori tutti commossi. Ripreso recentemente da Peter Gabriel.
Ordinary People (Chrome Dreams II, 2007).  Diciotto minuti di rock-blues ipnotico.

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