giovedì 18 agosto 2016

EAST OF VENUS, MUDCRUTCH, JAMES BLAKE


EAST OF VENUS (2016) Memory Box




Sfortunati i Feelies. Nel 1977 infiammavano il palco del CBGB’s a New York insieme a Television, Talking Heads, Patti Smith, ma ottenevano contratto e pubblicazione del primo album solo nel 1980. In tempo per essere citati dai R.E.M. come la fonte di ispirazione primaria nel loro frullare vari modelli musicali (folk-rock, punk, country-rock, garage, new wave, psichedelia) per farne qualcosa di nuovo (non unico perché da allora avrebbero fatto scuola, benché il gruppo di Michael Stipe sia citato mille volte più di loro anche per via di un talento indubbiamente superiore). Di successo commerciale manco a parlarne. Gli East of Venus rappresentano la metà dei Feelies (il chitarrista e vocalist Glenn Mercer ed il batterista Stanley Demeski) 40 anni dopo, un supergruppo completato da membri di Winter Hours, Luna e The Bongos; ma l’album (postumo per il band-leader Michael Carlucci, deceduto alla fine delle registrazioni) sembra un lavoro dei R.E.M. riesumato dai cassetti degli anni ’80, col suo jangly-guitar pop acidulo, malinconico ed essenziale a sua volta influenzato da Velvet Underground, The Byrds, Patti Smith, Faces, Rolling Stones, ma anche da suoni che richiamano il Paisley Underground.  Imperdibile per chi volesse assaporare insieme le radici e l’eredità dei R.E.M.
Voto Microby: 7.7
Preferite: Let’s Find A Way, In The Sun, Jane September



MUDCRUTCH (2016) Mudcrutch 2


Secondo capitolo della reunion del gruppo che in illo tempore (1970-1975) aveva preceduto la fondazione di Tom Petty & The Heartbreakers, e che si era sciolto non avendo ottenuto contratto discografico. La storia è nota: Tom Petty con i suoi spezzacuori è da quasi 40 anni un’icona del rock a stelle e strisce, ed il gioco di richiamare i membri del gruppo originario (tra i quali il chitarrista Mike Campbell ed il tastierista Benmont Tench poi con lui negli spezzacuori) aveva portato ad un omonimo esordio come Mudcrutch nel 2008, con la pura intenzione di divertirsi. Ma da musicisti di così spiccato talento sia l’omonimo che l’attuale “2” risultano prove di indubbio valore. Per “2” potremmo dire, come una volta, di un lato A all’altezza di un album degli Heartbreakers, e di un lato B che invece funge da puro divertissement, con un garage-rock seventies (matrice dei Mudcrutch) ingentilito dall’età dei protagonisti. Da 8 la prima parte, da 6.5 la seconda. Totale 7.3 e la speranza che non appendano gli strumenti al chiodo.
Voto Microby: 7.3
Preferite: Dreams of Flying, Beautiful Blue, Beautiful World




JAMES BLAKE (2016) The Colour In Anything


Per il cantautore inglese maestro dei nuovi “Nick Drake elettronici” un album in cui un’elettronica essenziale, quasi ambient, e ritmiche trip-hop sono al servizio di una scrittura dalle nuances tra il malinconico e il disperato. Lontano dalla glacialità minimale dell’esordio nel 2011, e dalle melodie lievemente meno ispirate rispetto al migliore Overgrown del 2013. L’eccessiva lunghezza (78’) nuoce alla concentrazione, col rischio di un ascolto di sottofondo, ma un pugno di canzoni sono di classe sopraffina.
Voto Microby: 7.3
Preferite: Radio Silence, Love Me In Whatever Way, I Need A Forest Fire









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