domenica 28 agosto 2016

Maria Laura Baccarini & R*gis Huby - Gaber, io e le cose (2016)



Non avessi letto l’articolo “Voglia di anni ‘70”, comparso sul numero di Musica Jazz di Agosto, non avrei probabilmente saputo nulla di questo “Gaber, io e le cose”. Disco sublime, lo dico senza mezzi termini e con la diffidenza che in genere nutro nei confronti degli album-tributo (sebbene Per Gaber... Io Ci Sono - al quale parteciparono Celentano, Baglioni, Cristiano De André, Daniele Silvestri, Jannacci, Finardi, Battiato, Gianna Nannini, Morandi, Fossati, Jovanotti, Ligabue, Dalla e persino Patti Smith – non fosse affatto male…), troppo spesso forme di sciacallaggio per rastrellare quattrini sulle ceneri ancora calde di qualche grande artista passato a miglior vita (si fa per dire).
Per l’occasione, il duo Maria Laura Baccarini / Régis Huby attinge soprattutto al repertorio del cantautore meneghino del periodo ’70-’80, indubbiamente il migliore. E se il polistrumentista fa valere il coraggio di arrangiamenti che stanno sul crinale tra jazz e avanguardia (siamo tra Christian Fennesz e Derek Bailey), con generosi dosaggi di violino, la cantante romana fa valere il suo notevolissimo talento reinventando alcuni brani di Gaber con un passo a cavaliere tra il recitar-cantando e umori cabarettistici. Sicché se canzoni come Il dilemma o L’illogica allegria, già di per loro di incommensurabile valore, scorrono nel solco di una rilettura aggiornata ma non azzardata, in brani come Mi fa male il mondo e L’uomo muore assistiamo a un’autentica esplosione creativa, nella quale gli arrangiamenti ricchissimi e spiazzanti di Huby (qualcuno lo ricorderà nel progetto Charmediterraneen accanto ad Anouar Brahem, Gianluigi Trovesi, Paolo Damiani e l’Orchestre National de Jazz) tessono finiture mai banali a servizio della vocalità esplosiva della Baccarini. La quale passa per l’imitazione di Berlusconi, dà enfasi ai passaggi più pungenti dei testi, libera le briglie di un canto vorticoso, dal quale traspare tutta la sua formazione teatrale. I due, insieme, licenziano un disco prezioso, innovativo, una rilettura del repertorio gaberiano spavalda e riuscitissima. Un disco da incorniciare.

1 commento:

lucaf ha detto...

Grazie della segnalazione. Per chi, come il sottoscritto, era un grande fan di Gaber è indubbiamente un must.

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