martedì 5 marzo 2019

RIVAL SONS


RIVAL SONS (2019) Feral Roots

Se state ancora litigando con gli amici perché considerate i Greta Van Fleet solo degli ottimi revivalisti, o perché alla band dei fratelli Kiszka preferite gli spagnoli Imperial Jade, deponete le armi perché i veri attuali depositari del classic hard rock dei seventies sono i californiani Rival Sons. Nati a Long Beach nel 2008 e giunti ora al sesto album (debutto su major, la mitica Atlantic), famosi per le torride performance live (d’altra parte, rodati da tournées intere come opener per Rolling Stones, Guns’n’Roses, QOTSA, Black Sabbath) in cui la potente e duttile voce di Jay Buchanan e la tecnica e muscolare chitarra elettrica di Scott Holiday non fanno mistero di riferirsi ai maestri Robert Plant e Jimmy Page ed alla loro fantastica crasi di rock’n’roll, blues ed hard rock, pubblicano ora il loro album più vario, in cui all’abituale ricetta si aggiungono spezie soul-gospel, senza per questo rinunciare al loro suono viscerale, energico, gonfio di muscoli. Prodotto dal re Mida Dave Cobb, come al solito per i nostri “live in studio” tra Nashville ed i Muscle Shoals, e con il consueto splendido artwork (dell’artista contemporaneo Martin Wittfooth), "Feral Roots" colpisce ai primissimi ascolti solo come coeso e muscolare hard rock da arena, per crescere tuttavia ad ogni ascolto successivo in virtù di qualità e varietà di penna, di esecuzione tecnicamente brillante, di comunicazione passionale. E’ vero, i Rival Sons non sperimentano nulla, ma sono tutt’altro che accomodanti. Se avete amato Led Zeppelin, Deep Purple, Guns’n’Roses ed avete nostalgia di quei suoni, non fateveli scappare. Il loro album migliore insieme a “Great Western Valkyrie” (2014).
Voto Microby: 8
Preferite: Feral Roots, Look Away, Stood By Me

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