domenica 18 agosto 2019

Recensione: Chris Robinson Brotherhood: Servants of the Sun (2019)

CHRIS ROBINSON BROTHERHOOD - Servants of the Sun (2019)


Leader dei Black Crowes, con il sesto lavoro dei suoi CRB, per questa occasione impreziositi da Neal Casal alla chitarra, ha ormai abbandonato ogni velleità di riunirsi al fratello Rich ed a Marc Ford, lanciati nel progetto Magpie Salute. La sua “fratellanza” è sempre più in direzione di una Americana dall’impronta prevalentemente cosmico-psichedelica con rare digressioni verso il RnR ed è ormai riuscito a toglierci la nostalgia dei Grateful Dead, che grazie all’intervento delle tastiere “progressive” di Adam MacDougall, rimanda prevalentemente al loro periodo fine anni ’70 (Terrapin Station, ecc). In questo nuovo album numerose sono le escursioni nel funky e nel country-blues: si sentono molto anche echi di Frank Zappa e dei Little Feat, almeno di quelli senza Lowell George, mentre le ballate stile Black Crowes, si sentono sempre meno. Peccato che il non facile carattere di CR abbia indotto MacDougall a lasciare la band ma il nostro CR riuscirà sempre a deliziarci. Da ascoltare: Some Earthly Delights; Let It Fall. Voto:


1 commento:

microby ha detto...

CRB: mi piacciono entrambe le direzioni prese dai fratelli Robinson dopo lo scioglimento dei Black Crowes. Mai un disco meno che buono da entrambe le parti. Quest'ultimo a firma Chris, hai ragione, ricorda i Grateful Dead di fine seventies. Per questo forse continuo a preferire la doppietta d'esordio della CRB (Big Moon Ritual/The Magic Door del 2012). Ma Servants of The Sun merita almeno un 7.6

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