lunedì 16 dicembre 2019

Recensione: The Who - Who (2019)

THE WHO - WHO (2019) 

Assolutamente inatteso il nuovo disco di Roger Daltrey e Pete Townshend, unici sopravvissuti (nel vero senso del termine) dello storico gruppo inglese. Il precedente album era stato pubblicato nel 2006 (“Endless Wire”) e probabilmente l’input maggiore deriva dall’iperattivo Roger Daltrey, autore di un lavoro insieme a Wilco Johnson ed ispiratore della recente versione orchestrale di Tommy. Altra cosa inattesa è che senza dubbio si tratta del migliore album degli Who da almeno 40 anni (peraltro segnati dalla pubblicazione di soli tre album, Face Dances, It’s Hard ed il già citato Endless Wire…). Quest’ultimo invece è davvero un buon lavoro, qualcosa da fare ascoltare ai figli per fargli capire chi erano e che cosa hanno rappresentato gli Who nella storia della musica anglosassone. Collaborano i soliti fedeli Pino Palladino al basso e Zak Starkey (il figlio di Ringo) alla batteria. L’inizio (“All This Music Must Fade”) è quello tipico di un disco degli Who con gli stacchi chitarristici per i quali sono celebri; poi seguono altri brani rock’n’roll e rock-blues dai tempi giusti, coinvolgenti e grintosi e si finisce (nella versione Deluxe) con tre demo di brani inediti degli anni ’60. Davvero un buon disco. Da ascoltare: All This Music Must Fade, I Don't Wanna Get Wise, Beads On One String.  Voto:


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