Genere: Soul, Doo-wop
Simili: The Drifters, Ruby Amanfu, Dionne Warwick
Voto Microby: 8
Preferite: While We Wait, Could It Be, Mind Made Up
Quando si scrive di Dominique Fils-Aimé molti recensori affiancano la sua musica alla triade Billie Holiday-Etta James-Nina Simone. Già di per sé un gran complimento, non fosse che a mio avviso è fuorviante anche se comodo, probabilmente in relazione al fatto che Three Little Words conclude, con un tributo alla musica soul, una trilogia autografa dedicata alla musica afro-americana iniziata nel 2018 con Nameless (rivisitazione del blues) e continuata nel 2019 con Stay Tuned (jazz tribute vincitore del Juno Award). Nei fatti la trentaseienne nata a Montreal da genitori haitiani interpreta con brani originali (eccetto una bella versione di Stand By Me) la musica soul/R&B rifuggendo dal retro-soul ed anzi collocandola nel terzo millennio con spiccata originalità ed enorme classe. Perché invece che inserirsi nel genere nu-soul o alt-R&B o hip-hop (o perfino nell’ottimo bedroom-pop della recente Arlo Parks), la canadese utilizza gli stilemi degli anni d’oro della musica black melodica (il soul Motown) ma anche del rock’n’roll in fasce (i Beach Boys) per arrangiare canzoni belle e nate già con l’aura dell’evergreen. Al centro del progetto sta la voce elegante e duttile della protagonista, che grazie alle sovraincisioni arrangia le composizioni con cori doo-wop, le abbellisce talvolta con parca sezione ritmica, archi e fiati raffinati, e non necessita di chitarre o tastiere per completare un’operazione che rimanda agli anni ’50 risultando insieme contemporanea. Forse più brain & soul che heart & soul come la triade di riferimento iniziale poteva suggerire. Ma è un dettaglio che rende unica la proposta musicale di Dominique Fils-Aimé, il cui futuro è appena sbocciato e si preannuncia di prima classe.
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