lunedì 23 maggio 2022

WEST FARGO (2022) W3ST FARGO


Genere: Classic rock/Hard rock ‘70

Simili: Deep Purple

Voto Microby: 7.7

Preferite: Written In My Soul, Feel The End, The Record Turns


Ho un debole per questi maturi ragazzacci bresciani: a partire dalla ragione sociale così cinematografica (Cohen Bros), per seguire con lo splendido
artwork delle copertine, ma soprattutto con la passione che trasuda dai loro lavori. Totalmente disinteressato ai suoni dei millennials, al terzo disco il combo camuno prosegue il percorso a ritroso  nella musica rock (iniziato citando, in italiano, gli anni ’90 di Timoria ma anche di Pearl Jam) per approdare con l’ultima fatica al classic rock/hard rock degli anni ’70, la golden age della musica rock, influenza già in parte esperita nell’album precedente. Per farlo i West Fargo hanno abbandonato con brillanti risultati la lingua di Dante per quella di Shakespeare, e inciso nove brani di appassionata qualità. Il profilo del lavoro non si adagia, come da archetipo del genere, solo sui vibranti riff e gli infuocati incisi della chitarra elettrica di Roberto Roncalli, ma si accende anche grazie alla batteria propulsiva di Matteo Zelaschi, al basso pulsante di Domenico Ducoli, alla grande estensione vocale di Davide Balzarini ed all’ordito delle tastiere di Pierluigi Capretti, che ha certamente ben assimilato la lezione di Jon Lord (Deep Purple) ma anche dei synth analogici alla Baba O’Riley (The Who). Così se il riferimento immediato di scrittura ed esecuzione è l’hard rock dei seventies (ben lontano dalle influenze hard blues dei Led Zeppelin e dal doom dei Black Sabbath, ed invece più simile ai Purple meno prog e più recenti), il risultato finale è assolutamente raccomandato agli appassionati del classic rock chitarristico dei ’70. Ad essere pignoli in un disco che non ha fillers, la tensione si abbassa nel paio di brani in cui la voce solista viene affidata all’ugola di Capretti, ben impostata ma priva dell’estensione e soprattutto del pathos del titolare Balzarini. Come da tradizione della band, l’album si completa con una bonus track musicalmente non adesa al contesto, se non che si tratta di un’alternate version acustica di un brano affidato in chiusura all’interpretazione di Silvia Ducoli, figlia del bassista Domenico. Buona fortuna anche a lei!

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