lunedì 21 agosto 2017

MANCHESTER ORCHESTRA


MANCHESTER ORCHESTRA (2017) A Black Mile To The Surface


Come per Manchester By The Sea, lo splendido film di Kenneth Lonergan, la città inglese dello United e del City (ma anche di The Smiths, Stone Roses e Oasis tra gli altri) non c’entra nulla con la ragione sociale della band, originaria di Atlanta (Georgia, USA) e giunta con questo al quinto album. Dimenticata (per un disco?) la passione per le chitarre elettriche taglienti e la voce selvaggia di impronta indie-hard-rock, ecco emergere la scrittura, sopraffina nell’intreccio di linee melodiche ed armonie vocali. L’epica passionale di U2 e Big Country negli ’80 si incrocia col romanticismo neo-prog di Elbow e Blue October nel nuovo millennio, la voce e l’intensità dei migliori Band of Horses con la propulsione ritmica tambureggiante e cinematica di Woodkid, e le aperture/chiusure corali rimandano a dei Fleet Foxes elettrici (una delle possibili evoluzioni del gruppo californiano, disattesa pochi mesi fa). Inserti di voci e rumori di fondo richiamano il tipico vezzo in studio dei Pink Floyd. Il tutto viene eseguito tecnicamente in modo ineccepibile, con pieno controllo dei mezzi, col cuore in mano e la mente lucida. Il suono è formalmente pulito ma denso e corposo, tale da non lasciare spazio all’immaginazione, tuttavia abbondantemente soddisfatta. Tutta un’altra band rispetto alla Manchester Orchestra conosciuta finora. Non è dato sapere perché solo dopo 10 anni dal debutto il combo guidato dall’eccellente vocalist Andy Hull sia giunto ad una organizzazione musicale siffatta, ma siamo ben lieti dell’evento, che ha permesso di partorire un capolavoro nel suo genere. In linea qualitativa anche la bella copertina.
Voto Microby: 9
Preferite: The Gold, The Moth, The Alien

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