venerdì 7 settembre 2012

ALT-J (2012) An Awesome Wave

Partiamo dal nome: premendo insieme Alt-J sulla tastiera del Mac si ottiene il Delta (o un triangolo, se così lo si vuole leggere), simbolo del giovane quartetto nato tra i banchi delle Facoltà di Lettere e di Arte dell’Università di Leeds ma attualmente operativo a Cambridge. E l’esordio in questione è da applausi da qualunque parte la si voglia vedere: atmosfera generale come se Fleet Foxes e Gomez rileggessero il trip-hop, orecchiabilità pop sopraffina, riffs elettronici alla Wild Beasts mai pacchiani, arpeggi di chitarra folk come i Bombay Bicycle Club degli esordi, voce da nasale al falsetto alla Thom Yorke, cori ora a-cappella, ora ieratici, ora soul come li intendevano gli scozzesi James di Laid, pulizia e grazia formale alla XTC di Apple Venus, folk e ricerca come la Penguin Café Orchestra, soluzioni estrose ma mai kitsch, liriche intime e colte, produzione indie-alternative. Come dei TV On The Radio inglesi, sottratta la blackness e la spigolosità a favore di un’architettura alla Gaudì, in cui ogni scelta di strumenti ed arrangiamenti non è solo funzionale al contesto, ma anche inusuale, ardita e “bella”. Così scritto sembra un patchwork, certo molto ben riuscito, di idee altrui, ed invece no: i riferimenti sono solo per orientare, perché il punto di forza degli Alt-J è l’originalità. A mio parere, il pop più intelligente ed innovativo in circolazione: An Awesome Wave potrebbe rappresentare il capofila di una nuova corrente, spero solo non rimanga un exploit isolato. Lo scopriremo solo vivendo…

Preferite: Something Good, Tessellate, Fitzpleasure

Voto Microby: 9/10

1 commento:

lucaf ha detto...

Sconcertato. Non riesco a trovare altro aggettivo. Nel tentativo di documentarmi ulteriormente sul gruppo ne ho trovato una definizione che mi pare calchi a pennello: gruppo "trip-folk". Il disco mi trasmette qualcosa di inquietante: per il sottoscritto avvezzo ad altre sonorità rappresenta sicuramente un pugno nello stomaco, però ascoltando e riascoltando....(solo la verve di Microby avrebbe potuto farmi insistere nell'ascolto di questo album, così difficilmente inquadrabile e sfuggente). Sarà la Golden Fire (birra ambrata a 7,9°) che mi sto bevendo come aperitivo o saranno le casse del Mac (deludenti, lo so, ma molto comode) che mi sparano la loro musica qui di fronte a poche centimetri però mi sembra effettivamente di stare davanti ad un gruppo rivoluzionario. Non so che dire altro. Poi mi sparo un Bap Kennedy ed un Joshua Radin per mantenere i piedi per terra.

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