lunedì 17 settembre 2012

Recensioni bonsai (The Good Ones): John Osho, Bap Kennedy, Ren Harvieu, Bollani

Josh Osho - L.i.f.e. (2012)
Identificato come la risposta inglese a John Legend. In realtà a differenza di Legend, John Osho viene dalla strada (nel vero senso della parola, era un homeless e spacciatore di droga):  la musica come redenzione, non può non emozionare. Disco black da ascoltare e godere (genere Donny Hathaway-Marvin Gaye). Voto ★★★1/2
Bap Kennedy - The sailor's revenge (2012)
Un irlandese che appoggia la sua radice celtica nello spirito americano country-folk più elegante (al contrario di quello che abitualmente succede). Prodotto da Mark Knopfler se ne sente la profonda influenza in ogni brano (sembra di ascoltare l'evoluzione di "Get Lucky"). Un disco sontuoso. Voto ★★★
Ren Harvieu - Through the night (2012)
Ok, potrebbe sembrare l'ennesima vocalist retro-soul sulle orme di Amy Winehouse, Adele, Emeli Sandè, e compagnia bella. Eppure questa 21enne di belle speranze mi sembra sulla buona strada: pezzi scritti da Ed Harcourt e Dave McCabe (Zutons), una voce vellutata che ricorda Shirley Bassey e Linda Ronstadt, qualche atmosfera  Morriconiana. Da ascoltare e ricordare. Voto ★★★
Stefano Bollani : Volare (2012)
E' molto raro che in questo blog si parli di jazz ma qui è doveroso sottolineare l'assoluta bellezza di questo lavoro, semplice ed ispirato. Non avrei mai pensato di poter ascoltare una versione di "Anema e Core" (!!!) fino in fondo. Voto ★★★

2 commenti:

microby ha detto...

Mi piacevano gli Energy Orchard ma dovevo arrivare alla recensione di Luca per scoprire, al 7° album!, che l’ex leader della band irlandese (e fratello maggiore del Brian genero di Van Morrison) è di razza superiore anche da solista... E' in effetti un delizioso singer-songwriter ispirato al primo Dylan ma dalle atmosfere elettroacustiche profondamente Knopfleriane, con una onnipresente atmosfera nostalgica sottolineata da tin whistle e uileann pipes. Grazie Luca, bella soffiata! 7.5/10

microby ha detto...

A proposito di REN HARVIEU: la trovo troppo derivativa, con canzoni in linea di continuità con un genere che non ho mai amato troppo (a causa dell'eccessiva melodrammaticità e la stucchevole profusione di archi), il pop orchestrale anni '60, con l'eccezione delle grandi interpreti tipo Shirley Bassey e Dusty Springfield (delle quali mi accontento di un Greatest Hits). Ren Harvieu non abbozza nemmeno un tentativo di adeguarlo ai tempi, come ha fatto assai positivamente Rumer (per ora di un altro pianeta)e senza grande qualità ma con ottimi risultati commerciali Lana Del Rey, rispetto alla quale l'esordiente inglese può però vantare canzoni dalla scrittura migliore, interpretate con buona personalità ma con scarsa originalità. Mi piacerebbe ascoltarne una versione demo, prima di annegare i brani nella ridondante melassa orchestrale, perchè la stoffa sembra esserci. Voto 6.8/10

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