Vi piace il soul ma non sopportate le derive patinate da classifica? Amate il suono Stax/Motown ma vorreste una proposta al passo coi tempi? Vorreste la musica black (mal)trattata come Kurt Cobain ha fatto con quella bianca?
Dopo lo splendido Scandalous del 2011 BJL e i suoi accoliti sono tornati a ribadire che sono quello che fa per voi: soul/R&B/funky sporco, cattivo, elettrico, garagista, come se James Brown/Sly Stone/Chuck Berry/Howlin’ Wolf suonassero insieme a Nirvana/Black Mountain/QOTSA la rabbia della strada, bianca o nera che sia. BJL prosegue il discorso tracciato oltre 40 anni fa da Jimi Hendrix e lasciato in sospeso: da Electric Ladyland ad Electric Slave si respira la medesima negritudine liberata, urlata, al contrario di quella trattenuta e composta di One True Vine di Mavis Staples: su versanti opposti, i due albums black più coraggiosi e significativi dell’anno.
Rispetto a Scandalous il nuovo lavoro è meno vario e radiofonico, ma decisamente più granitico e coeso, e cresce sempre più ad ogni ascolto (attento). Peccato che gli hypes del momento siano l’elettronica ed i cantautori intimisti bianchi ed ipertricotici: con un po’ di coraggio le radio indie (ma esistono ancora?) potrebbero far nascere una stella.
Preferite: Come To My Party, Vampire, Make Dat Money
Voto Microby: 8.7/10
1 commento:
Grinta vocale alla James Brown, ritmi rockabilly, solida base blues, funk, riff di chitarra martellante. Un album di passaggio, di evoluzione. Voto ★★★★
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