Spesso descritto come un cantante jazz per la
generazione hip-hop, in realtà JJ è molto di più: se nei
precedenti lavori poteva piacere singolarmente ai fans di jazz, o
hip-hop, o nu-soul, o funk, o rock, in quest'ultimo album il 34enne
di Minneapolis riesce a fondere con perizia tutte le esperienze
pregresse. Il compito era molto difficile (perfino improbabile) ma è
stato svolto con plauso, grazie ad una voce baritonale, sensuale,
profondamente soul, ed
al contributo di una band che lo ha assecondato con una chitarra
hendrixiana (con tanto di distorsore wah-wah), un piano Rhodes jazzy,
un basso funky, una batteria che fa da collante perfetto tra musica
nera e bianca. Numi tutelari: Jimi Hendrix,
Marvin Gaye, Terry
Callier, Steely Dan, The
Beauty Room. Gran bel disco.
Voto Microby: 8.2
Preferite: While You Were
Sleeping, Angel, Anywhere U Go
RUN
RIVER NORTH (2014) Run River North
Vista
la latitanza musicale dei maestri del neo-folk Fleet Foxes e Mumford
& Sons ci pensano i seguaci a farci ricordare quanto ci mancano.
E fra questi, l’esordio del combo della San Fernando Valley (tutti
nati in California ma da famiglie di immigrati dell’estremo
oriente, come certificano i cognomi dei 6 membri: Hwang, Chong, Kang,
Chae, Rim, Chun) è da mettere fra i migliori e più promettenti: il
medesimo produttore (Phil Ek) di Fleet Foxes,
Shins, Band of Horses, belle melodie e splendide armonie vocali per
un indie-folk-pop che
sembra scritto ed eseguito dai Mumford &
Sons dopo essersi bagnati nel take
it easy westcoastiano. E nonostante testi per
nulla alla Beach Boys, ma che anzi sottolineano le difficoltà
dell’american dream.
Due soli i limiti di un lavoro piacevolissimo e che cresce ad ogni
ascolto: l’eccessiva ricerca del coro anthemico da stadio e, da
quanto detto, la (per ora) scarsa originalità. Ma i 6
californasiatici hanno parecchio tempo davanti a sé per confermare
le eccellenti qualità già mostrate.
Voto
Microby: 8
Preferite:
Beetle, Fight To
Keep, Run River Run
ROBERT PLANT (2014) Lullaby and...The Ceaseless Roar
Il membro più versatile dei Led
Zeppelin non ci sta a godersi la pensione e
continua le sue scorribande tra la musica della madrepatria
Inghilterra e quella degli amati USA. Dopo il quasi-capolavoro The
Band of Joy (mio disco dell'anno nel 2010),
permeato di America, ora rivisita i suoni dell'Inghilterra del Sud
ibridandone il folk
con rock e world
music (soprattutto maghrebina).
Non tragga in inganno la prepotente sezione ritmica,
percussiva e tambureggiante, quasi tribale: il nuovo lavoro è
meditabondo e riflessivo, la voce confidenziale e trattenuta. Siamo
più dalle parti del Peter Gabriel-Real World
o del Robbie Robertson-Native American
che degli Zeppelin. Al primo ascolto sembra di poter parlare di
capolavoro; repetita juvant
e svelano un album buono ma non imperdibile: una produzione potente,
suoni brillanti e musicisti eccellenti mascherano una scrittura non
al top di un artista che da solista non ha sbagliato un colpo, e che
comunque sbaraglia gli ex compagni di dirigibile.
Voto Microby: 7.8
Preferite: Embrace Another Fall,
Little Maggie, House of Love
2 commenti:
JOSE JAMES: Grazie a Microby per averlo segnalato: jazz. ma anche soul, rock e R&B: una continua sorpresa ed un continuo perdersi tra i suoni e ritrovarsi con la gioia di avere ascoltato un disco assolutamente splendido. Mi è servito per curare la sindrome da astinenza dai Beauty Room. Unico difetto (o pregio?) è l’arrangiamento non perfetto, come nel caso dei BR, ma non importa. Bellissimo disco. Voto: ☆☆☆☆
ROBERT PLANT: effettivamente se guardi indietro la carriera dell’ex Led Zeppelin i suoi interessi musicali hanno spaziato in ogni dove. Questo disco è indubbiamente seducente, quasi spirituale, pieno di ritmi e dalle melodie sottili. Voto: ☆☆☆
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