Timida
ma caparbia, la cantautrice svedese dopo aver mollato la Sony
licenzia il secondo album in pochi mesi, dopo il bellissimo Going
Home in cui ha proposto nuove versioni di
vecchie canzoni. Ora è la volta di brani inediti, ma gli
arrangiamenti sono immutati: acustici, dalle trame semplici ma dai
dettagli raffinati, che si tratti di fiati vanmorrisoniani o di archi
bacaloviani o di pizzicati knopfleriani. Il passo è lento, felpato:
intimo o noioso, dolce o soporifero a seconda della disposizione
dell’ascoltatore. Le qualità vocali della Zelmani non le hanno
permesso finora, in 18 anni di carriera, di esprimersi in altro modo
che col sussurro (al pari di J.J. Cale):
limite severo, che tuttavia lei ha saputo trasformare in tenerissima
carezza. Forse sempre più o meno uguale a se stessa, ma ci si può
lamentare di dolci coccole ripetute? Per sensibilità musicale assai
vicina a Vashti Bunyan,
non aspettiamo di scoprirla fra 40 anni come è successo all’artista
inglese…
Voto
Microby: 7.8
Preferite:
Should I Tell You,
The Lord, Charlotte By The Shore
1 commento:
Sophie Zelmani lascia sempre senza parole: anche in questo disco emerge la sua grande classe. Voto: ☆☆☆☆
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