domenica 26 aprile 2015

Recensioni al volo: Clay Cook, Calexico, Allison Moorer

CLAY COOK - North Star (2015)
Per i fan di Zac Brown, Clay Cook è senza dubbio il vero artefice del suo magnifico sound country-southern ed è pertanto un’assoluta gioia poterlo ascoltare in questa versione da solista (è il suo terzo album da solo). CC non solo è il polistrumentista della band ma è anche grande amico e compagno di musica di John Mayer, con cui ha scritto uno dei suoi più grandi successi (“No Such Thing”), e collaboratore tra gli altri di Shawn Mullins, Wood Brothers, Marshall Tucker Band (di cui è membro…ma come farà ad avere il tempo di stare in due band?). CC si fa aiutare proprio da Mayer in un paio di brani (North Star e Man on the Side) ma il disco è completamente frutto della sua immensa classe (ne suona anche tutti gli strumenti eccetto basso e batteria) e si tratta di un lavoro dannatamente buono. Ballate acustiche, assoli di puro vecchio southern, arpeggi country-rock, melodie avvolgenti e ipnotiche.  Da ascoltare: If There's a Chance, Restless Man, Falling Over You. Voto: ☆☆☆☆

CALEXICO - Edge of the Sun (2015)
La band dell’Arizona chiude con quest’ultimo la trilogia “messicana” iniziata con lo stupendo The Black Light (1998) e proseguita con il meno incisivo Carried to Dust (2008), album, come quest’ultimo, caratterizzati dai marcati accenti tex-mex e country-western. L’album inciso direttamente a Città del Messico è un insieme di border-songs con le classiche trombe mariachi immerse in atmosfere talora dylaniane, talora caraibico-latine.  Gli arrangiamenti sono come sempre ben curati e i pezzi sono impreziositi dalla presenza di numerosi ospiti: Sam Beam degli Iron & Wine, Neko Case, Ben Briswell dei Band of Horses, Nick Urata dei Devotchka (quelli delle colonna sonora di “Little Miss Sunshine”), ma soprattutto sono i poco noti Ampara Sanchez, la guatemalteca Gaby Moreno e la messicana Carla Morrison a rimarcare la passione di Burns e Convertino per le loro radici musicali, così profondamente immerse nell’ambiente di Tucson. Da ascoltare: Falling from the sky, Cumbia de Donde. Voto: ☆☆☆1/2

ALLISON MOORER - Down to believing (2015)

Sicuramente una delle più interessanti cantautrici USA è al nono album della sua carriera: il suo stile mixa sapientemente country e rock, con frequenti divagazioni folk. L’album è una sorta di “divorce album” scritto dopo la sua separazione da Steve Earle e probabilmente questa dolorosa ispirazione ha condizionato (in bene e in male) la qualità del lavoro che si presenta, come di consueto, alterna tra pacata raffinatezza e sferzante energia. Un buon album consigliato agli amanti del genere Americana. Voto: ☆☆☆

2 commenti:

microby ha detto...

ALLISON MOORER : Non la conoscevo proprio. Ed è al 9° album! E soprattutto un disco che mi fa rimpiangere di non averla scoperta prima... E' vero, come scrivi, che non è strettamente un lavoro country-rock, ma di una dotatissima cantautrice che ha estrema padronanza delle due lingue e le miscela sapientemente. Qui non si butta via niente: ottima la scrittura, brillanti e misurati gli arrangiamenti acustici, calde le accelerazioni rock (splendida la chitarra, non una nota di più-non una di meno, di Kenny Greenberg, qui anche produttore), il piedino batte quando deve, e le ballads sono tenere ed intense. Ripetuti ascolti rinforzano le prime impressioni, e personalmente non trovo una canzone da skippare o un arrangiamento che cambierei. Mezzo voto in meno solo perchè è un' "americana" (non solo country e rock: c'è anche del soul, del gospel, del blues) assolutamente tradizionale; se alla qualità di base si aggiungesse l'innovazione, l'accenno ad una via inedita da seguire, parlerei di capolavoro. Che surclassa il pur pregevole ultimo album dell'ex Steve Earle (forse ispiratore grazie al dolore inflitto; ma anche la diagnosi di autismo al figlio non deve aver aiutato la Moorer in questo difficile momento della vita...). Grazie Luca!
Voto Microby: 8.5
Preferite: I Lost My Crystal Ball, Like It Used To Be, If I Were Stronger

microby ha detto...

CLAY COOK : Il polistrumentista americano propone un album molto ben scritto e suonato, di impronta chitarristica, che si colloca tra il country-rock, il southern e l’AOR, con gli unici limiti di uniformarsi un po’ troppo al mainstream dei tre generi per un airplay radiofonico che tende invece ad appiattire la scrittura, ed una voce che per quanto pulita e potente non è identificativa. Il sodale Zac Brown è meno raffinato ma anche più geniale, ma nel confronto tra le 2 prove di quest’anno Cook batte Brown 7.7 a 7.5.
Voto Microby: 7.7
Preferite: North Star, If There’s A Chance, Lead Me On

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