venerdì 31 luglio 2015

BEST COAST, EAVES, ANDREW COMBS


BEST COAST (2015) California Nights

Il duo Bethany Cosentino e Bobby Bruno, da sempre operativo a Los Angeles, ripulisce ulteriormente il suono grungy-punk dell'esordio (Crazy For You nel 2010) che ora, con la produzione di Wally Gagel (già al lavoro con Superchunk ma anche Muse), si trasforma definitivamente in un indie-rock mainstream, dal tiro radiofonico ed estivo, che non rinnega i rimandi al surf-pop dei '60 così come al post-punk dei '90, ma alla fine risultando un (assai piacevole) ibrido di Hole e Bangles; un percorso già visto ai tempi del passaggio dai Jefferson Airplane agli Starship, o dalla Gwen Stefani con i No Doubt alla carriera solista da popstar. I detrattori rimpiangeranno il suono ruvido degli esordi, ma i Best Coast ora cercano (con buone probabilità di riuscirci) un pubblico da arena. Il rischio è che tale omologazione mainstream faccia dimenticare questo e molti album simili già dopo l'estate.
Voto Microby: 7.4
Preferite: Run Through My Head, In My Eyes, California Nights
 
 
EAVES (2015) What Green Feels Like

Eaves è il moniker del giovanissimo Stephen Lyons, inglese cresciuto musicalmente a Leeds, ed ora al debutto che mostra buone attitudini da cantautore umbratile alla Nick Drake, da folk singer introspettivo alla Bon Iver, ma anche chiare influenze rock che lo portano in territori vicini alla complessità del Jeff Buckley di Grace. Ancora ben lontani da quelle vette qualitative, ma il termine di paragone in termini di scrittura, arrangiamenti ed interpretazione sembra essere l’americano prematuramente scomparso. Incensato dalla critica inglese ed ottimamente accolto anche da quella americana, scopriremo solo nelle tappe successive quale è la sensazione del verde.
Voto Microby: 7.4
Preferite: As Old As The Grave, Pylons, Dove In Your Mouth
 


ANDREW COMBS (2015) All These Dreams

Nativo di Dallas, Texas ma attivo musicalmente a Nashville, Tennessee, il quasi trentenne cantautore debutta con una manciata di canzoni molto lontane dall'hype attuale dei colleghi, che sia la contaminazione con l'elettronica o l'intimità acustica: è infatti un soft country-rock miscelato con l'easy listening d'autore, entrambi rigorosamente primi anni '70, il filo conduttore di scrittura, arrangiamenti ed esecuzione. Il nostro evoca nostalgie perse (e qui ritrovate) tra le canzoni di Harry Nilsson e Jim Croce, supportate da un impianto elettroacustico ben levigato, morbido, di classe, da archi mai invadenti e da una voce calda e sensuale. Per nostalgici del cantautorato west-coast seventies, ma piacevole per chiunque ami i bei suoni.
Voto Microby: 7.2
Preferite: Rainy Day Song, Nothing To Lose, All These Dreams





lunedì 27 luglio 2015

WILCO


WILCO (2015) Star Wars
 

Dopo un primo ascolto l’impulso di classificare il nuovo lavoro dei Wilco sotto la voce “outtakes” o “esperimenti liberi in studio” è stata forte. Ma come? Dove è finito il gruppo seminale dell’alt-country e certamente il più innovativo del filone che ha ridisegnato anche l’”americana"? E’ vero che dopo lo splendido equilibrio melodico di Sky Blue Sky (2007), partorito con l’ingresso in formazione di Pat Sansone e soprattutto del chitarrista noise-jazz Nels Cline, nulla è stato più lo stesso. Il richiamo beatlesiano dei successivi Wilco (The Album)(2009) e The Whole Love (2011) era risultato coraggioso, col suo allontanarsi dai suoni della tradizione americana e la contaminazione con l’elettronica ed il noise, ma pur apprezzabile non era paragonabile alla qualità delle bands che quel suono lo masticano da sempre. Con Star Wars il suono ricorda quello dei baronetti più rock e psichedelici (lennoniani), è ruvido e grintoso come quello del Neil Young politicamente arrabbiato (che Jeff Tweedy sia stato influenzato dalla recente produzione del grezzo The Monsanto Years del canadese?), e non ha più nulla dell’alt-country iniziale né del pop più recente. Però… però gli ascolti successivi danno un senso al tutto, e se ci si dimentica che stiamo ascoltando i Wilco (riconoscibile solo la voce di Tweedy) si apprezza un gruppo che sa fondere melodia, rock, garage e noise con maestria (qualcosa che sta fra Jack White, Sonic Youth, Wire e Beatles), grazie anche alle impressionanti capacità tecniche del batterista Glenn Kotche e del chitarrista Nels Cline. Sempre innovativi, eccetto che nelle modalità di distribuzione (in download gratuito sul loro sito ufficiale per 30 giorni), ormai già sdoganate.
Voto Microby: 7.6
Preferite: Random Name Generator, You Satellite, Taste The Ceiling

giovedì 23 luglio 2015

Tame Impala - Currents recensione

TAME IMPALA - Currents (2015)
L’australiano Kevin Parker ed i suoi Tame Impala (esistenti solo in versione concerto visto che in studio fa tutto da solo) avevano esordito 5 anni fa con il folgorante Innerspeaker cui seguì dopo un paio d’anni l’altrettanto valdo Lonerism. Dopo tre lunghi anni Parker, che è persona piena di interessi ed ispirazione, ha dichiarato di volersi aprire a ritmi più dance-friendly, meno acidi e meno ipnotici. Pur non abbandonando il suo imprinting psichedelico, esso viene riletto in chiave contemporanea e melodica, suonando un pop retrò senza sprofondare nella nostalgia. Riff di chitarra assai semplici che spaziano dallo psych-rock al R&B, dal soul a riverberi elettronici stile Daft Punk. L’enfasi è sempre su tastiere e sinth ma non è solo arrangiamento e maestria strumentistica:  la turbolente qualità compositiva, la sua folle visionarietà ne fanno indubbiamente il pioniere di una nuova ricerca musicale. Un album che mixa Kid A (Radiohead) con Yankee Hotel Foxtrot (Wilco) ma anche Gwen Stefani e Flaming Lips, Led Zeppelin e Hall & Oates. Pazzesco vero? Brani essenziali: Let it Happen, Eventually, Cause I’m man, Reality in Motion. Voto: ☆☆☆☆1/2


martedì 21 luglio 2015

Quella sporca dozzina: i migliori dischi dei primi 6 mesi.

Fabius

·      RILEY WALKER - Primrose Green
·      ANDREW COMBS - All these Dreams
·      GRETCHEN PETERS - BlackBirds
·      JIMMY LAFAVE - The Night Tribe
·      RHIANNON GIDDENS - Tomorrow is my turn
·      JAMES McMURTRY - Complicated Game
·      RICHIE FURAY - Hand in Hand
·      SUFJAN STEVENS - Carrie and Lowell
·      NICK BEGGS - Spectral Morning
·      BLITZEN TRAPPER - Live Harvest
·      CLAY COOK - North Star
·      EMMYLOU HARRIS & RODNEY CROWELL - The travelling Kind

LucaF

·      BENJAMIN CLEMENTINE – At Least For Now
·      RHIANNON GIDDENS – Tomorrow is my turn
·      THE UNTHANKS – Mount the Air
·      DAWES – All your favorite band
·      CLAY COOK – North Star
·      JAMES McMURTRY – Complicated Game
·      ALLEN STONE – RADIUS
·      GRETCHEN PETERS – Blackbirds
·      GAZ COOMBES – Matador
·      JAY JAY JOHANSON – Opium
·      LAURA MARLING – Short Movie
·      BETH HART – Better Than Home

Microby

·      BENJAMIN CLEMENTINE – At Least For Now
·      ALLISON MOORER – Down To Believing
·      THE WATERBOYS – Modern Blues
·      XAVIER RUDD & THE UNITED NATIONS – Nanna
·      PATRICK WATSON – Love Songs For Robots
·      BETTYE LaVETTE – Worthy
·      THE UNTHANKS – Mount The Air
·      THE LEISURE SOCIETY – The Fine Art of Hanging On
·      STEVEN WILSON – Hand.Cannot.Erase
·      NOEL GALLAGHER'S HFB – Chasing Yesterday
·      LAURA MARLING – Short Movie

·      BETH HART – Better Than Home

ZAC BROWN BAND, RYLEY WALKER, BUTCH WALKER


ZAC BROWN BAND (2015) Jekyll + Hyde

Un brano pop con arrangiamenti tamarri da Festivalbar (Beautiful Drug), un potenziale singolo seventies da Eagles pre-Hotel California (Remedy), ma con inserti di cornamusa ed aperture gospel, uno swing-crooning alla Michael Bublè (Mango Tree), uno crossover-grunge con ospite alla voce l’ex Soundgarden Chris Cornell (Heavy Is The Head), un rock anni ’90 che shakera Pink Floyd, grunge e musica celtica (Junkyard), uno dalle atmosfere caraibiche alla Jimmy Buffett (Castaway), un pop che mischia banjo e drum muchine per un effetto uo-o-o-o da arena (Tomorrow Never Comes), una ballata country-rock a due voci con Jewel (Dress Blues), un country rurale che degenera in spiritual (I’ll Be Your Man). Ci provano a tenere insieme il tutto alcune canzoni di easy listening westcoastiano di inizio ’70 (Loving You Easy, One Day, Young And Wild) ed altre di southern country-rock in cui la ZBB da sempre eccelle (su tutte Bittersweet). Sembra una (datata) compilation di artisti vari che un amico ci ha preparato per l’estate. E invece è l’ultimo album della Zac Brown Band, più poliedrica del solito (e già di norma è oltre la media), a tratti kitsch, sempre profondamente americana, e alla fine qualcosa più che piacevole (potendo zippare i brani grunge-rock, decisamente fuori contesto).
Voto Microby: 7.5
Preferite: Bittersweet, Remedy, Dress Blues



RYLEY WALKER (2015) Primrose Green

Al secondo lavoro il chitarrista (fingerstyle) americano si cala completamente nell’atmosfera e nell’ispirazione del Laurel Canyon californiano di fine sixties, e ben asservito da musicisti provenienti dal jazz firma un disco totalmente fuori epoca rispetto alla data di pubblicazione. Operazione simile, ma più calligrafica e perciò meno originale, rispetto a quanto fatto da Jonathan Wilson: un folk-psych-rock perfetto da ascoltare con un fuoco in spiaggia al crepuscolo, con i capelli lunghi ed un giro di canne (non di più) ad effetto rilassante, non eccitante.
Voto Microby: 7.4
Preferite: Primrose Green, Summer Dress, Love Can Be Cruel


BUTCH WALKER (2015) Afraid of Ghosts

Il cantautore di Cartersville, Georgia, è attivo già dagli anni ’80 ed è ormai all’8° album da solista, senza peraltro essere mai riuscito ad imporsi sul mercato, nonostante sia un apprezzato compositore e produttore per artisti affermati. Anche quest’ultima prova dimostra la bontà del suo songwriting tra l’americana ed il country-rock, nella scia del Ryan Adams acustico, nonostante certifichi di cavarsela molto bene anche quando si scalda con l’elettrica. Alla resa dei conti l’album è piacevole, caldo, tuttavia manca sempre quel quid che lo faccia distinguere dalla pletora di singer-songwriters del genere.
Voto Microby: 7.3
Preferite: Bed On Fire, I Love You, Afraid of Ghosts


sabato 11 luglio 2015

Recensioni al volo: Allen Stone, Joss Stone, Jay Jay Johanson

ALLEN STONE - Radius (2015)
Terzo album in 7 anni per uno dei più geniali esponenti del vintage soul e R&B. Ventotto anni, figlio di un predicatore e nativo di Washington, nonostante il suo look da hippie i suoi modelli sono chiarissimi: innanzitutto Stevie Wonder ma anche Al Green (di cui in passato apriva i concerti), Bill Withers, Prince, Curtis Mayfield, Lenny Kravitz e D’Angelo. I suoi ritmi soul-pop e R&B old-fashioned si fondono a meraviglia con i più moderni groove funk-beat e dance elettronici, reinterpretando lo stile dei musicisti cui si ispira. Il riff della bellissima, gospeliana, Where You're At ricorda People Get Ready; Circle con quella chitarra acustica folk che apre e chiude il brano, racchiude un classico soul anni 70.  Altamente raccomandato. Da downloadare: Where You're At, American Privilege, Circle. Voto: ☆☆☆☆1/2


JOSS STONE - Water for your soul (2015)

Settimo album della giovane cantante inglese, a tre anni di distanza dal secondo album di cover (The Soul Sessions vol.2), in questo lavoro si sposta dalle classiche storiche impronte soul e R&B verso atmosfere più marcatamente reggae, sicuramente spinte dalla produzione di Damien Marley, figlio del grande Bob. Una scelta sicuramente coraggiosa, ulteriormente confermata dalla presenza di alcuni brani più tipicamente hip-hop o world-music, quasi alla ricerca di contaminazioni più moderne o nel tentativo di scrollarsi di dosso l’immagine di talento soul. Un album di transizione quindi: difficile sapere dove porterà ma, da inguaribile fan di JS, mi auguro non dimentichi mai la sua passione: guardare lontano va bene ma mantenendo le radici ben piantate per terra. Non convince. Voto: ☆☆

JAY-JAY JOHANSON - Opium (2015)


Al decimo album il suo stile sta progressivamente evolvendo dal classico trip-hop, stile Portishead, ad un indie-pop elettronico modulato dalla sua voce morbida, cadenzata, in stile anni ’20, malinconica e sognante allo stesso tempo. Le sue ballate un pò tristi, un pò lounge, un po’ lentamente elettroniche stile Tangerine Dream possono inizialmente lasciare perplessi ma alla lunga si rivelano magnetiche, ipnotiche, proprio come l’oppio del titolo. Per chi non lo conoscesse, è sicuramente difficile da catalogare: ma se vi piacciono Morricone, i Massive Attack, i Cocteau Twins, Brian Eno o i Bat for Lashes, JJJ è imprescindibile. Da downloadare: Be Yourself (il brano sicuramente più pop), Celebrate the Wonder, Scarecrow. Voto: ☆☆☆☆

lunedì 6 luglio 2015

XAVIER RUDD, SOLEY, ALABAMA SHAKES


XAVIER RUDD & THE UNITED NATIONS (2015) Nanna
 


Il singolare multistrumentista australiano abbandona la dimensione (anche dal vivo) da one-man-band e le atmosfere da outback desertico, ma sposta il sound etnico dagli aborigeni ai rasta. Aiutato da musicisti provenienti da varie parti del mondo, il nostro mette penna, strumenti, arrangiamenti al servizio della ritmica in levare: autoprodotto ma mixato a Kingston dal mitico (per la musica reggae) Errol Brown, Nanna non tradisce nei testi la consueta tematica di Rudd, l’invito ai popoli al rispetto della terra e delle regole di madre natura, e lo fa con belle melodie senza la pretesa di rinnovare il reggae (differisce dalla produzione giamaicana solo nell’uso di un flauto, non consueto, ed in minime tracce di elettronica), ma infine scrivendo e realizzando uno dei più bei dischi di reggae mai prodotti da un non-giamaicano. Chi non ama questo tipo di musica se ne stia alla larga. Gli appassionati o anche chi, come me e molti altri della mia generazione, non ne è fan ma ha cavalcato l’onda musicale ed il messaggio sociale nei settanta grazie a Bob Marley, Peter Tosh, Jimmy Cliff, Black Uhuru, Gregory Isaacs e compagnia rasta, non perda questo splendido album, leggero e piacevole ai primi ascolti, profondissimo e contagioso a quelli successivi.
Voto Microby: 8.5
Preferite: Flag, Creancient, Come People


SOLEY (2015) Ask The Deep
 


Se l’esordio (We Sink del 2011) dell’islandese Sòley Stefansdòttir aveva affascinato gli amanti del pop al femminile più colto (Agnes Obel-like), più etereo (Enya-like), così come quelli del pianismo lirico alla Ludovico Einaudi ma anche della new age più dotta e misteriosa, il secondo album assume chiaramente una dimensione dark che piacerà ai fans di Soap & Skin, Sigur Ròs e sonorità 4AD (This Mortal Coil e Cocteau Twins in primis). Pianoforte, organo, percussioni e voce si sono fatti plumbei, lugubri, a tratti sinistri, meno accessibili ma più affascinanti, avendo acquistato in profondità quanto perso in leggerezza. Resta da capire quale sarà la direzione definitiva dell’artista, che ha sia potenzialità da classifica che carisma da cult-hero.
Voto Microby: 7.2
Preferite: Dreamers, Devil, Aevintyr


ALABAMA SHAKES (2015) Sound & Color
 


Secondo album dopo il commercialmente fortunato esordio Boys & Girls (2012) per il gruppo (bianco) dell’Alabama che si identifica nella bella voce della cantante (di colore) Brittany Howard. La calda varietà di ispirazione del lavoro, tra soul, R&B, funk, blues, southern e garage rock rappresenta ancora il punto forte della band. La qualità della scrittura e la perizia dei musicisti (entrambe uguali a quelle di centinaia di altri gruppi, ad eccezione della Brittany) ne costituiscono il limite. Ma il suono è semplice, la novità di morbide tastiere lo rende più mainstream, la produzione è radiofonica, ed il gioco è fatto.
Voto Microby: 7
Preferite: Don’t Wanna Fight, Future People, Sound & Color


domenica 5 luglio 2015

Recensioni al volo: Dawes, James Taylor

DAWES - All Your Favorite Bands (2015)
Il quartetto di Los Angeles è senza dubbio uno dei migliori gruppi di quella sorta di revival folk-rock della musica californiana, già recentemente rivitalizzata da Jonathan Wilson e Gillian Welch, ma profondamente affondata nelle radici dei grandi ispiratori CSNY, Eagles, Band e Jackson Browne. Dal loro debutto del 2009 sono passati tre album ed anche in questo lavoro il gruppo di taylor Goldsmith conferma quanto di buono avevano fatto nei loro precedenti lavori: ballate impreziosite da sezioni ritmiche raffinate ed armonie vocali avvolgenti, ritmi rootsy a tratti veramente emozionanti.  Un disco semplice, ricco di chitarre acustiche ma anche di assoli taglienti e vibranti. Dedicato agli amanti di Neil Young, Jackson Browne, Tom Petty, Mark Knopfler.  Un nuovo classico. Da ascoltare Somewhere Along the Way, Things Happen, All Your Favorite Bands. Voto: ☆☆☆☆1/2



JAMES TAYLOR - Before this World (2015)

Quando si compongono e si assemblano i brani per un LP in genere si affiancano brani di alta e media qualità ad altri che fanno un po' da riempitivo, allo scopo di ottimizzare la durata del disco. Brani che poi si dimenticheranno facilmente ed anche nei concerti difficilmente verranno ripresi e proposti. L’impressione che ho avuto ascoltando questo lavoro a 13 anni di distanza dal precedente (non considerando gli album di cover) è esattamente questa: un album di B-sides, che scivola via senza lasciare memoria. L’ho ascoltato e riascoltato ma l’impressione è rimasta sempre la stessa: purtroppo si tratta di un album noioso e di scarsa consistenza. E non bastano neanche le illustri partecipazioni di Sting e del violoncellista Yo-Yo Ma ad impreziosirne il livello.  Ciò detto, James Taylor rimane lo stesso nei nostri cuori: il nostro affetto è immutato ed assoluto e ci impone di riascoltare i precedenti 16 album. Sarà per la prossima volta. Voto: ☆☆

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