XAVIER RUDD & THE UNITED
NATIONS (2015) Nanna
Il singolare multistrumentista australiano abbandona la dimensione (anche dal vivo) da one-man-band e le atmosfere da outback desertico, ma sposta il sound etnico dagli aborigeni ai rasta. Aiutato da musicisti provenienti da varie parti del mondo, il nostro mette penna, strumenti, arrangiamenti al servizio della ritmica in levare: autoprodotto ma mixato a Kingston dal mitico (per la musica reggae) Errol Brown, Nanna non tradisce nei testi la consueta tematica di Rudd, l’invito ai popoli al rispetto della terra e delle regole di madre natura, e lo fa con belle melodie senza la pretesa di rinnovare il reggae (differisce dalla produzione giamaicana solo nell’uso di un flauto, non consueto, ed in minime tracce di elettronica), ma infine scrivendo e realizzando uno dei più bei dischi di reggae mai prodotti da un non-giamaicano. Chi non ama questo tipo di musica se ne stia alla larga. Gli appassionati o anche chi, come me e molti altri della mia generazione, non ne è fan ma ha cavalcato l’onda musicale ed il messaggio sociale nei settanta grazie a Bob Marley, Peter Tosh, Jimmy Cliff, Black Uhuru, Gregory Isaacs e compagnia rasta, non perda questo splendido album, leggero e piacevole ai primi ascolti, profondissimo e contagioso a quelli successivi.
Preferite: Flag, Creancient, Come People
SOLEY
(2015) Ask The Deep
Se l’esordio (We Sink del 2011) dell’islandese Sòley Stefansdòttir aveva affascinato gli amanti del pop al femminile più colto (Agnes Obel-like), più etereo (Enya-like), così come quelli del pianismo lirico alla Ludovico Einaudi ma anche della new age più dotta e misteriosa, il secondo album assume chiaramente una dimensione dark che piacerà ai fans di Soap & Skin, Sigur Ròs e sonorità 4AD (This Mortal Coil e Cocteau Twins in primis). Pianoforte, organo, percussioni e voce si sono fatti plumbei, lugubri, a tratti sinistri, meno accessibili ma più affascinanti, avendo acquistato in profondità quanto perso in leggerezza. Resta da capire quale sarà la direzione definitiva dell’artista, che ha sia potenzialità da classifica che carisma da cult-hero.
Preferite: Dreamers, Devil, Aevintyr
ALABAMA
SHAKES (2015) Sound & Color
Secondo album dopo il commercialmente fortunato esordio Boys & Girls (2012) per il gruppo (bianco) dell’Alabama che si identifica nella bella voce della cantante (di colore) Brittany Howard. La calda varietà di ispirazione del lavoro, tra soul, R&B, funk, blues, southern e garage rock rappresenta ancora il punto forte della band. La qualità della scrittura e la perizia dei musicisti (entrambe uguali a quelle di centinaia di altri gruppi, ad eccezione della Brittany) ne costituiscono il limite. Ma il suono è semplice, la novità di morbide tastiere lo rende più mainstream, la produzione è radiofonica, ed il gioco è fatto.
Preferite: Don’t Wanna Fight, Future People, Sound & Color
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