ZAC
BROWN BAND (2015) Jekyll + Hyde
Un
brano pop con arrangiamenti tamarri da Festivalbar (Beautiful
Drug), un potenziale singolo seventies da
Eagles pre-Hotel California (Remedy),
ma con inserti di cornamusa ed aperture gospel, uno swing-crooning
alla Michael Bublè (Mango Tree),
uno crossover-grunge con ospite alla voce l’ex Soundgarden Chris
Cornell (Heavy Is The Head),
un rock anni ’90 che shakera Pink Floyd, grunge e musica celtica
(Junkyard), uno dalle
atmosfere caraibiche alla Jimmy Buffett (Castaway),
un pop che mischia banjo e drum muchine per un effetto uo-o-o-o da
arena (Tomorrow Never Comes),
una ballata country-rock a due voci con Jewel (Dress
Blues), un country rurale che degenera
in spiritual (I’ll Be Your Man).
Ci provano a tenere insieme il tutto alcune canzoni di easy
listening westcoastiano di inizio ’70
(Loving You Easy, One Day, Young And Wild)
ed altre di southern country-rock
in cui la ZBB da sempre eccelle (su tutte Bittersweet).
Sembra una (datata) compilation di artisti vari che un amico ci ha
preparato per l’estate. E invece è l’ultimo album della Zac
Brown Band, più poliedrica del solito (e già di norma è oltre la
media), a tratti kitsch, sempre profondamente americana, e alla fine
qualcosa più che piacevole (potendo zippare i brani grunge-rock,
decisamente fuori contesto).
Voto
Microby: 7.5Preferite: Bittersweet, Remedy, Dress Blues
RYLEY
WALKER (2015) Primrose Green
Al
secondo lavoro il chitarrista (fingerstyle) americano si cala
completamente nell’atmosfera e nell’ispirazione del Laurel
Canyon californiano di fine sixties, e
ben asservito da musicisti provenienti dal jazz firma un disco
totalmente fuori epoca rispetto alla data di pubblicazione.
Operazione simile, ma più calligrafica e perciò meno originale,
rispetto a quanto fatto da Jonathan Wilson:
un folk-psych-rock
perfetto da ascoltare con un fuoco in spiaggia al crepuscolo, con i
capelli lunghi ed un giro di canne (non di più) ad effetto
rilassante, non eccitante.
Voto
Microby: 7.4Preferite: Primrose Green, Summer Dress, Love Can Be Cruel
BUTCH WALKER (2015) Afraid of
Ghosts
Il
cantautore di Cartersville, Georgia, è attivo già dagli anni ’80
ed è ormai all’8° album da solista, senza peraltro essere mai
riuscito ad imporsi sul mercato, nonostante sia un apprezzato
compositore e produttore per artisti affermati. Anche quest’ultima
prova dimostra la bontà del suo songwriting tra l’americana
ed il country-rock,
nella scia del Ryan Adams
acustico, nonostante certifichi di cavarsela molto bene anche quando
si scalda con l’elettrica. Alla resa dei conti l’album è
piacevole, caldo, tuttavia manca sempre quel quid che lo faccia
distinguere dalla pletora di singer-songwriters del genere.
Voto
Microby: 7.3Preferite: Bed On Fire, I Love You, Afraid of Ghosts
2 commenti:
ZAC BROWN BAND. Sai quanto ami la ZBB per la sua allegra e genuina musicalità southern-rock. Questo disco mi ha però lasciato l'amaro in bocca: troppa estrosità, troppi generi mescolati, roba da farti girare la testa. Direi che siamo leggermente al di sotto dei suoi standard. Voto 3 stelle.
BUTCH WALKER. Assolutamente d'accordo con te. Manca sempre qualcosa per poterne farne un vero songwriter. Ne ha di strada per arrivare a livello di Willie Nile e compagnia bella... VOTO 2 stelle
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