TOM McRAE (2015) Did I Sleep
And Miss The Border
Settimo
album per questo cantautore
tra i primi (e sempre tra i migliori) del millennio ad aprire il
filone intimistico-confessionale,
inglese dell’Essex ma operativo tra Londra e Los Angeles. In questo
concept-album sulla corsa all’oro americana sfociata nella deriva
materialistica del capitalismo, McRae apre le proprie influenze
artistiche, da sempre sospese tra Nick Drake ed Elliott Smith, a
Micah P. Hinson e Tom Waits, con le contaminazioni cameristiche del
primo e quelle da crooner notturno del secondo, ma con un humus più
ricco di Guthrie e Dylan che di jazz. Altro centro, da raccomandare
tuttavia a chi ama le atmosfere crepuscolari e le nuances
malinconiche, e non a chi ascolta la musica in auto o come sottofondo
per altre attività. Do not
sleep and miss this album!
Voto
Microby: 7.7
Preferite:
My
Desert Bride, Lover Still You, The Dogs Never Sleep
COURTNEY
BARNETT (2015) Sometimes I Sit And Think, And Sometimes I Just Sit
Buon
debutto per questa 24enne cantautrice
elettrica australiana che già con due EP
precedenti aveva sollevato interesse ed aspettative. Nulla di
rivoluzionario, chè la matrice iniziale risale al garage-rock dei
Velvet Underground,
si plasma col talking rock del Lou Reed
di fine seventies, e si contamina col rock ruvido di P.J.
Harvey, Sleater-Kinney e Nirvana. Ma non
c’è solo cantautorato urbano livido di desolazione e rabbia (una
sorta di Jim Carroll
in gonnella), ma anche aperture melodiche e la ricerca di dare più
varietà ai contenuti musicali, dal momento che la voce ha un timbro
colloquiale ma monocromatico. I numeri ci sono, anche per uscire dal
circuito underground, ma ora il secondo e terzo album peseranno come
una trappola potenzialmente letale. Aspettiamo fiduciosi.
Voto
Microby: 7.5
Preferite:
Elevator
Operator, Pedestrian At Best, Depreston
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