venerdì 1 gennaio 2016

Amy - The girl behind the name

anno: 2015   
regia: KAPADIA, ASIF    
genere: documentario    
con Amy Winehouse    
location: Regno Unito
voto: 3
 
Personaggio tragico, popstar del soul bianco vocalmente dotatissima ma con un solo minuto di ispirazione in tutta la sua breve vita, Amy Winehouse è morta ad appena 28 anni, nel 2011. Il regista Asif Kapadia - già autore di un documentario dedicato ad Ayrton Senna - rovista tra il moltissimo materiale privato, le riprese domestiche, gli scatti rubati dopo le moltissime notti brave, per confezionare uno dei peggiori documentari di tutti i tempi sulla musica rock. Attratto assai di più dall'aspetto scandalistico che da quello artistico, il regista preme compulsivamente sul pedale delle moltissime esagerazioni della protagonista: alcool, droghe, pomeriggi interi passati a giocare a biliardo o a dormire. Ne esce il ritratto grossolano di un personaggio la cui vita già di per sé non è di alcun interesse, una meteora passata per un attimo nel firmamento della notorietà grazie a un brano come Back to black e pochissimo altro, vincitrice di un gran numero di Grammy Awards e assurta a fama internazionale grazie ai meccanismi sordidi dello show biz. Il quale, nel caso di Amy Winhouse, non può neppure essere additato tra i responsabili principali della sua deriva da tossica bulimica dagli occhi perennemente bistrati, la capigliatura degna di Moira Orfei, il diastema, l'ipertricosi e le gambe sexy quanto quelle di un trampoliere. Semmai, a destare molte perplessità sono il marito Blake Fielder, un dandy drogato e piacione, e, soprattutto, il padre, che abbandonò la famiglia per poi entrare a tempo pieno nello staff della figlia quando fiutò l'affare milionario.
Se dal punto di vista cinematografico il documentario è inesistente, da quello dei contenuti irrita proprio il tentativo di vellicare l'empatia dello spettatore nei confronti di una divetta insulsa, capace soltanto di un pugno di canzoni slabbrate, arrogante, ricchissima e insopportabilmente capricciosa, come quando, sul palco di Belgrado, si rifiutò di cantare. Poi vattela a prendere con i flash dei fotografi…    

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