mercoledì 16 marzo 2016

LUCINDA WILLIAMS


LUCINDA WILLIAMS (2016) The Ghosts Of Highway 20




Un album doppio intriso di melodie ammorbanti, testi rassegnati, voce strascicata e chitarre (in)dolenti: 86 minuti di suicidio commerciale che si può permettere solo una personalità musicale forte, una delle migliori cantautrici americane di sempre. Capace come poche di muoversi insieme con originalità e senso della tradizione nei territori del country, del rock e del cantautorato dei loners/losers, la Williams ci presenta 14 brani dilatati (fino ai 12'43” della conclusiva Faith & Grace), tristi più che arrabbiati, dominati dalla sua voce springsteeniana (non a caso ci offre anche la cover di Factory) con l'essenziale accompagnamento di 3 chitarre elettriche (Bill Frisell, Greg Leisz e Val McCallum, centrali nell'economia del disco) dagli umori youngiani, ed occasionale sostegno della sezione ritmica. Non difficile la comprensione di spartito ed arrangiamenti, quanto ardua da sostenere l'atmosfera malata che pervade il lavoro. Se ne astengano i depressi, ma ne godano ampiamente quelli che coraggiosamente lo ascolteranno più volte. Non traggano in inganno le soluzioni elettriche: questo album rappresenta per la Williams ciò che furono Nebraska per Bruce Springsteen e Tonight's The Night per Neil Young. Detto tutto.
Voto Microby: 8
Preferite: Doors of Heaven, The Ghost of Highway 20, Dust

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