GRIFFIN HOUSE - So on and so forth (2016)
Il cantautore nativo di Springfield, Ohio, nel 2003 dopo aver terminato il college, abbandona una promettente carriera sportiva e, a 18 anni, si trasferisce a Nashville per coltivare la sua prima passione, la musica. Nel Tennessee pubblica come indipendente il suo primo album “Upland” e successivamente, visto il notevole conforto da parte della critica musicale, inizia a fare concerti facendosi conoscere dal grande pubblico come opening act di Mat Kearney, Patti Scialfa, Josh Ritter, Cranberries e John Mellencamp. Ad oggi conta 7 album: tutti lavori caratterizzati da una sonorità tipicamente e profondamente "americana-style", con melodie in cui folk, roots e country-rock si mixano in maniera perfetta. Quest’ultimo lavoro conferma tutte le sue brillanti qualità: arrangiamenti semplici e caldi, testi emozionanti. Consigliato agli amanti di Jackson Browne, Ron Sexsmith e David Grey. I brani migliori: Played The Fool, Games, Easy Come Easy Go. Voto: ☆☆☆☆
MAVIS STAPLES - Livin’ on a High Note (2016)
Insieme a Betty LaVette è rimasta una delle grandi voci del soul-blues ancora in attività. 76 anni, dopo avere iniziato con il gruppo di Famiglia (Staple Singers) nei lontani anni ’50 ha ripreso solo a metà degli anni 2000 a produrre musica di qualità grazie all’aiuto di Ry Cooder e Jeff Tweedy che ne producevano i lavori. Per questo album la mano l’hanno data Matthew Ward, più conosciuto come M. Ward (vedi recentissima recensione di Microby), che ne scrive alcun pezzi e Trombone Shorty che collabora con la sua sezione di fiati. I brani musicali sono del repertorio di Valerie June, uno dei nomi emergenti della musica nera, Neko Case e perfino Merrill Garbus (= Tune-Yards) e Nick Cave. Nonostante i segnali vadano quindi verso una produzione apparentemente più rivolta all’Indie rock, al folk ed al lo-fi, Mavis emerge sempre con il suo spirito gospel e soul. La classe non manca mai. Il brano migliore: Tomorrow. Voto: ☆☆☆1/2
HIGH LLAMAS - Hero come the Rattling Trees (2016)
Le musiche di questo disco erano state suonate in una performance tenuta in un pub londinese nel 2014, allo scopo di esplorare i conflitti tra gli uomini d’affari e la gente comune. L’abituale fusione dei vibrafoni e delle chitarre Hawaiane appare ancora più ipnoinducente del precedente lavoro del 2011 Talahomi Way. Possiamo solo immaginare come gli abituali frequentatori del pub in questione abbiano gradito tale colonna sonora tracannando la loro Guinness. Voto: ☆
2 commenti:
MAVIS STAPLES : Ironico il titolo quando Mavis, una delle migliori interpreti soul di sempre, è famosa per la sua timbrica vocale bassa e calda. Ma la sua reale forza è stata prima quella di differenziarsi dal soul-gospel classico delle Staples Singers, quindi dal retro-soul alla Sharon Jones: l’utilizzo con parsimonia della sezione fiati e dei cori, gli arrangiamenti colorati ma essenziali, in un lavoro per sottrazione più tipico della musica bianca che nera, iniziato con We’ll Never Turn Back nel 2007 e portato a compimento con gli ultimi due dischi prodotti da Jeff Tweedy. Stavolta la produzione è nelle mani di M. Ward, cantautore noto per il suo orientamento anni ’50-’60, e l’influenza si sente eccome: i suoni sono ancora asciutti scuola-Wilco, ma il soul è black anni ’50 con tuttavia una maggior tendenza al doo-wop bianco che al gospel nero. Un ibrido interessante più sulla carta che nel risultato finale, soprattutto a causa di un repertorio (come al solito scritto appositamente da altri) non all’altezza della discografia precedente. Ha fatto di meglio e può fare di più, ma concordo assolutamente che la classe è sempre palpabile.
Voto Microby: 7.3
Preferite: Don’t Cry, Love And Trust, Take Us Back
THE HIGH LLAMAS : Amo questo gruppo ma, come scrivi Luca, non è questo l'album con cui approcciarlo, essendo sostanzialmente la colonna sonora (con tutti i limiti intuibili) per la performance di cui riferisci. Certo avrei voluto essere tra quelli con la birra in mano in quel pub...
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