lunedì 20 giugno 2016

GREEN RIVER ORDINANCE, TOM ODELL


GREEN RIVER ORDINANCE (2016) Fifteen




Quintetto texano capitanato da Josh Jenkins (voce solista ed autore di gran parte del materiale), alla celebrazione (vedi il titolo) dei tre lustri insieme. Che non abbia grande visibilità mediatica nella vecchia Europa è comprensibile, dal momento che si tratta di un gruppo negli USA “file under” new-country o country-revival. In realtà la band propone, per scrittura e carica musicale, un roots-rock americano di matrice ’70 interpretato, oltre che con basso-batteria-chitarre acustiche ed elettriche, con strumenti tradizionali perfettamente in sintonia col contesto: fiddle, banjo, steel guitar. Come da consuetudine sudista le armonie vocali sono in primo piano, e pur attingendo alla tradizione il suono è complessivamente più moderno rispetto ad un semplice country-revival. Tra ballate, mid-tempo e canzoni energiche, non c’è un brano debole. Da non perdere per gli amanti di Old Crow Medicine Show, Clay Cook, Chris Stapleton, Zac Brown, e l’ultimo Warren Haynes (con i Railroad Earth).
Voto Microby: 8
Preferite: Keep Your Cool, You Me And The Sea, Endlessly





TOM ODELL (2016) Wrong Crowd


Lo vidi in concerto a Milano nel 2014 (eccellente performer con rimando immediato al miglior Elton John) ed il pubblico presente mi sembrò “wrong crowd”, in quanto composto quasi esclusivamente da ragazzine urlanti di fronte all’idolo da talent show, lui indicato dalla critica come un incrocio tra Leonard Cohen, Elton John e Jeff Buckley dopo la pubblicazione del gioiellino Long Way Down nel 2013. Odell non ha sfruttato il successo commerciale del debutto ma si è sudato un anno di tournée dal vivo in Europa ed ha lavorato al secondo album vivendo tra New York e Los Angeles. Tutte le premesse per un grande album e invece…la delusione. La scrittura non ha grandi cadute, ma la produzione è quantomeno incerta, ondivaga tra gli ultimi Coldplay e James Blunt, con scivolate nei Wham! e nel Prince meno ispirato di sempre. Il prodotto finale è l’ennesima starlette pacchiana che piace molto agli americani e si allontana drammaticamente dai presupposti di un soulman bianco europeo dalla sensibilità tra Elton John e Leonard Cohen. Peccato. Speriamo si ravveda nella terza prova.
Voto Microby: 6
Preferite: Jealousy, Constellations, Wrong Crowd





 

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