mercoledì 1 giugno 2016

Recensioni: Mary Chapin Carpenter, The Westies

MARY CHAPIN CARPENTER - The Things That We Are Made Of (2016)
La morte di John Jennings. a lungo a lei legato sentimentalmente nonché direttore musicale, produttore e chitarrista nei suoi lavori, ha, come spesso capita, rinnovato l’ispirazione artistica di MCC, dopo il micidiale (in negativo) album retrospettivo orchestrale “Songs from the Movie” del 2014. Al 14° album di una carriera ricca di successi country-folk (4 Grammy consecutivi tra il 1992 ed il 1995 e l’album del 1992 “Come On Come On” che ha venduto più di 4 milioni di copie), MCC recupera il suo sound acustico e deliziosamente melodico. Gli arpeggi aggraziati, le ritmiche soft, la sua voce melliflua sono gli ingredienti tradizionali di ogni suo album e forse ne rappresentano anche, alla lunga, il suo limite. Un buon lavoro per farsi un’idea della sua musica ma sicuramente Ashes and Roses del 2012 era un’altra cosa. Da ascoltare: Something Tamed Something Wild ☆☆☆1/2


THE WESTIES - Six on the out (2016)

Michael McDermott  è l’ennesimo talento musicale non riconosciuto: negli anni ’90 dopo due album splendidi (620 W. Surf e Getshemane) e con recensioni entusiastiche il sostanziale fallimento nelle vendite lo consegnò a droga ed alcool ed al conseguente isolamento dal mondo artistico. Uscito dal tunnel dopo avere conosciuto (in Italia) e sposato la country-singer Heather Horton, proprio insieme a lei McDermott pubblica il secondo lavoro del progetto The Westies, ad un anno dal precedente “West Side Stories”. In questo lavoro le consuete ispirate atmosfere folk del cantautore di Chicago sono abbondantemente contaminate da musicalità border ed influenze celtiche rockeggianti. I riferimenti sono Springsteen, Dylan (quello più graffiante), Elliott Murphy e Waterboys. Album molto interessante, pieno di splendide ballate, che lo conferma di nuovo uno dei migliori cantautori in circolazione. Da ascoltare: The Gang's All Here, Everything Is All I Want for You, Henry McCarty. Voto: ☆☆☆☆

2 commenti:

microby ha detto...

THE WESTIES : “Michael McDermott is probably the greatest undiscovered rock & roll talent of the last 20 years!” Cotanto attestato di stima pronunciato da Stephen King in occasione del terzo album del nostro, splendido come i due precedenti (l’esordio risale al 1991 con 620 W. Surf), non ha portato molta fortuna al chicagoano, come ha scritto Luca. Ora sono ben due i progetti portati avanti dal cantautore che a Dylan ha sempre affiancato per tematiche e disposizione musicale Bruce Springsteen, John Mellencamp e Van Morrison: quello da solista e quello con The Westies, la band con la quale incide e suona a Chicago. Six On The Out conferma la notevole caratura di McDermott (ben coeso col gruppo, che non funge da mera spalla), i cui riferimenti musicali non sono cambiati, e del quale non esiste, ora come in passato, una canzone meno che buona. Anche io lo ritengo uno dei migliori cantautori americani in circolazione e non mi capacito dello scarso appeal commerciale, ma anche di quanto poco la stampa americana lo sostenga. Da non perdere nelle non infrequenti sortite dal vivo in Italia (visto esibirsi in solitaria a Casnigo-BG nel 2008, di fronte ahimè a poche decine di persone: ha spessore, classe e carisma da vendere).
Voto Microby: 7.8
Preferite: Henry McCarty, The Gang’s All Here, If I Had A Gun

microby ha detto...

MARY CHAPIN CARPENTER : Ha bisogno di più ascolti per essere apprezzato, poi la malinconia si trasforma in coccola e la semplicità in classicità. Concordo che sia tra i top della sua discografia.
Voto Microby: 7.8
Preferite: Something Tamed Something Wild, Map of My Heart, Hand On My Back

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