venerdì 10 giugno 2016

STEVEN WILSON, ERIC CLAPTON


STEVEN WILSON (2016) 4 ½




Se un perfezionista come il polistrumentista inglese ritiene che non si debba perdere del materiale scartato dalle sessioni dei dischi precedenti, c’è da dargli credito. Nasce così 4 ½ , sei brani di cui 4 dalle incisioni eseguite per Hand.Cannot.Erase (2015), una da The Raven…(2013) e una riarrangiata dal repertorio dei Porcupine Tree (1998). Canzoni per lo più lunghe, dalla struttura compositiva prog, suonate al solito magistralmente, che nulla aggiungono o sottraggono alla carriera del nostro: insopportabile per molti, pleonastico per i più, idolatrato da una discreta schiera di fans, tra i quali molti colleghi musicisti e addetti ai lavori. A me, nonostante il difetto di coesione inevitabile in un’operazione del genere, e la minore qualità del materiale proposto rispetto a quello che Wilson aveva già preferito editare, ha procurato il solito piacere. Fosse anche solo per la tecnica dei musicisti e la cura degli arrangiamenti. Da non perdere in concerto al Vittoriale di Gardone Riviera (BS) il prossimo 12 luglio.
Voto Microby: 7.5
Preferite: Don’t Hate Me, Happiness III, My Book of Regrets



ERIC CLAPTON (2016) I Still Do


Celebrati lo scorso anno alla Royal Albert Hall a Londra i 70 anni e con essi dichiarata la fine delle esibizioni dal vivo, Slowhand continua invece la produzione discografica. Peccato che, libero dalla programmazione di tours e dalla necessità di confrontarsi con il mercato, anzi che deliziarci con anema e core proponga invece un compitino facile-facile per uno della sua classe: una successione di blues di mestiere, ma piuttosto anemici, intercalata dalle ballads in stile JJ Cale che appartengono geneticamente appunto allo scomparso troubadour americano piuttosto che al chitarrista inglese. La stessa mitica chitarra non infiamma mai i cuori, che vengono scaldati giusto se si hanno 70 anni, una poltrona davanti al caminetto, un bicchiere di whisky in mano e nessun problema ad arrivare a fine mese. Sì, carino, ma nulla a che vedere, anche escludendo i classici degli esordi, col blues sanguigno di "From The Cradle" (1994) o con la semplice varietà di "Clapton" (2010), nè con la briosa produzione pop di cui il nostro è capace. Si può dare di più.
Voto Microby: 7
Preferite: Can't Let You Do It, Spiral, I Dreamed I Saw St. Augustine









 

 

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